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E se le rane richiedessero un re? - Jan Spurk - copertina
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E se le rane richiedessero un re?
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E se le rane richiedessero un re? - Jan Spurk - copertina

Descrizione


Jan Spurk esamina l'attualità del testo "Le rane che chiedono un re" di Sartre (1958). Per Spurk noi stiamo vivendo la fine di un'epoca e dobbiamo inventarci l'avvenire. Sebbene il testo di Sartre, scritto poco prima del referendum sulla Costituzione della V Repubblica, non descriva esattamente una realtà comparabile alla nostra, tuttavia Spurk riesce a offrire una panoramica della situazione critica contemporanea, che ci appare come una radicalizzazione della situazione descritta da Sartre: lo scacco del sistema politico, la personalizzazione, la serialità come caratteristica specifica dell'industria culturale, l'incapacità dello "spazio pubblico" di generare del pubblico. La dialettica tra spazio pubblico e privatizzazione dei bisogni e degli impulsi sono altri aspetti importanti analizzati nel testo e l'immagine della "palude che si dissecca" mette in rilievo una crisi che coinvolge a pieno il mondo d'oggi.
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Dettagli

2015
22 aprile 2015
64 p., Brossura
9788857527918

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alida airaghi
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Il testo scritto da Sartre nel 1958, deplorante l'immobilismo politico francese che invocava un uomo della provvidenza in grado di salvare la nazione, sottolineava problematiche simili -secondo il filosofo Jan Spurk- a quelle vissute oggi da molti paesi occidentali. Anti-istituzionalismo, xenofobia, incessante successione di scandali, personalizzazione del potere, asservimento dei media alle direttive partitiche. A questo fallimento dei sistemi politici corrisponde uno stato di impotenza e rassegnazione dei cittadini, incapaci di mobilitarsi nello spazio pubblico, o non più motivati a farlo. Si assiste "al consenso all'eteronomia istituzionalmente installata": i cittadini delegano a un'autorità di cui generalmente diffidano il dominio delle loro esistenze, "non vogliono e non possono che nuotare con la corrente di questa società". Ambiscono solo alla loro realizzazione privata: "essere sposi, figli, impiegati, campioni di biliardo...e proprietari di macchine e di appartamenti", convinti "della propria personale impotenza a modificare il destino del proprio paese". Viviamo tutti un'apparenza di libertà, limitata spesso solo alla sfera sessuale o dei consumi (comunque eterodiretta), riducendoci "a un piccolo numero di rapporti ben stabiliti e considerati immutabili", in una società che "non si è democratizzata, si è massificata". La nostra vita appare ormai "determinata da potenze che si situano fuori dell'individuo, fuori della sua volontà e fuori dei suoi interessi". Spurk rilegge Freud, Weber, Fromm, Habermas e ovviamente Sartre, quasi solo per rinforzare le loro analisi, e ribadire il presentimento negativo di una deriva sociale ed etica incapace di ribellione: "Si assiste a un ripiegamento angosciato e all'attesa di una soluzione a questa penosa situazione tramite l'azione di una forza esteriore ai soggetti...E oggi non mancano certo, a destra come a sinistra, autoproclamati candidati a divenire un nuovo uomo della provvidenza,"un re delle rane".

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