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Recensioni Scveik a New York

Scveik a New York di Luigi Lunari
Recensioni: 5/5
Inventato da Jaroslav Hasek durante la Prima guerra mondiale, Scveik è una vera e propria "maschera" moderna. Che cos'è una maschera? Più che un personaggio è un simbolo: è la personificazione di un modo d'essere, con dei tratti e una funzione che lo sciolgono da un tempo e da un luogo precisi per renderlo utilizzabile sempre e dovunque. Così è Scveik: uno stupidotto innocuo e bonario, sempre pronto ad adattarsi al mondo in cui si trova, anche il più negativo e opprimente, ma con un entusiasmo e una coerenza che finiscono con il mettere a nudo le contraddizioni di quel mondo, e portarlo alla rovina. E come uno "sciopera bianco", che applicando alla lettera un regolamento ne dimostra la stupidità e l'insostenibilità. Nel romanzo di Hasek, Scveik applica questa sua distruttiva tecnica di entusiastica obbedienza al vecchio regime austro-ungarico; Brecht lo ha poi utilizzato mettendolo a confronto con la macchina oppressiva del nazismo... Nel suo "Scveik a New York", Lunari lo fa rivivere (profugo dall'Europa comunista) nel mondo capitalistico e consumistico, dove tutto è a portata di mano. Gli acquisti a rate, per esempio: che cosa non si può fare, impegnandosi a pagare dieci dollari al mese fino a tutto il 3500, visto che il libero mercato te lo consente? Poi, naturalmente, qualche nodo viene al pettine: e Scveik finisce, con tutti gli Stati Uniti, nelle paludi del Vietnam... )
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