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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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Se desiderate terminare nelle pieghe più nascoste dell'agro pontino, cavalcando il ricordo di Littoria e di Ajomone Finestra, "il Federale" che governò da sindaco acclamato da ogni fazione politica, o quasi, la città dall'inizio degli anni '90 sino ai primi anni del nuovo decennio. Se desiderate entrare nel mondo popolato da scoperte arcologiche più volte smentite. Se desiderate ascoltare le narrazioni colte di uno degli uomini più rudi ma onesti con i quali poter colloquiare, o ancora meglio litigare, questo è il libro che fa per voi. Un testo dolente, che racchiude la storia personale dell'autore, cresciuto a Latina, pardon Littoria, e impiegato sia come geometra che, sino alla pensione, come sindacalista e turnista alla FulgorCavi, fabbrica mai del tutto risparmiata all'interno dei suoi precedenti lavori e nemmeno in quest'ultimo. Pennacchi passa così al setaccio una vita trascorsa fra la fabbrica, il lavoro, gli anni di università, due infarti, i ricordi di chi non c'è più: l'amico/nemico Finestra, che lo tesserò fra le fila dell'MSI appena quattordicenne, sino ad arrivare al fratello Gianni, giornalista scomparso in circostanze tragicomiche mentre si trovava sulla sommità di una scala entro le mura confortevoli della sua casa Romana. Sorpattutto Pennacchi ripercorre tutto il lavoro certosino che da sempre lo accompagna attraverso le pieghe di ogni suo libro, ricordandosi i sngoli parti letterari: dal primo faticoso "Mammut" datato 1994, sino a "Storia di Karel", penultimo particolare sforzo di matrice fantascientifica. "Il camerata" è quindi un testo che funge da collante letterario di tutte le opere di Pennacchi, una lunga confessione che abbraccia l'uscita di ogni lavoro unita alle vicende della vita privata di uno degli autori più particolari della nostra produzione recente.
Recensioni
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