Scarti d'autore
di Claudio Nuccio
L’opera si propone di costruire un viaggio immaginifico, dalle riflessioni variegate, che si propaga negli ambiti più disparati. È da notare, infatti, la molteplicità d’interpretazioni cui il titolo può essere avvicinato. Un’interpretazione potrebbe, infatti, suggerire che l’opera tratterà le parti peggiori, per l’appunto gli “scarti”, del suddetto autore – e tale opzione non è sicuramente da scartare, ma anzi da accentuare. Un’altra chiave potrebbe inoltre ricondurre a una lettura dispregiativa del titolo, suggerendo un rifiuto, pronunciato da terzi, verso gli autori di poesia. È infatti un tema centrale quello del rapporto dell’autore con il suo pubblico e, soprattutto, con l’età contemporanea; armata di un’amara ironia, questa silloge sviscera il conflitto più profondo – solitamente evitato – che un’opera poetica può causare, non rivelandosi adatta ad un’epoca che vive nella dottrina del pragmatismo economico, dove il ruolo di un poeta vate è sicuramente annullato e quello della poesia quasi del tutto sparito. Terza, ma non ultima, possibile interpretazione è quella legata allo spirito stesso della raccolta: gli scarti, per loro natura, non sono omogenei e tale è la raccolta, costruita sui pilastri della eterogeneità e su immagini che non hanno un reale punto cardine se non l’autore, che di volta in volta muta con i suoi componimenti in un ciclo simbolico di varietà creativa legata, verso dopo verso, all’uso rinnovato di immagini sempre diverse tra loro – seppur connesse da un comune denominatore. )
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