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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2020
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
a me é piaciuto moltissimo. Questo elogio della solitudine non scontata, ma vissuta apparantemente come una scelta. In realtà ognuno di noi nasconde dentro di se' una storia personale, che questo autore ti fa seguire senza mai interromperti. Magnifici i pesaggi svedesi. Da leggere
Me l'hanno prestato. Perciò l'ho letto gtratis. E' una ciofeca, mi dispiace per gli ammiratori. Questo autore affastella una serie incredibilmente copiosa di scenari e personaggi inverosimili, artefatti. Non basta dire che c'è la neve, il ghiaccio, il buco nel ghiaccio e la foresta silenziosa per fra annusare la Svezia ai lettori. Non basta cercar di dipingere un protagonista ineluttabilmente depresso, attorniato da scolastici estimatori di Caravaggio; malate di cancro capaci di percorre come niente fosse la... tundra; improbabilissime ragazzine caratteriali; postini che appena appena su Marte potrebbero esistere. Unici elementi accettabili, un cane e un gatto. A chi sono bastati, un cane e un gatto, per dir bene di questo pseudo romanzo?
Bella storia, originale, che fa riflettere sulla natura umana, sui rapporti che si creano tra certe persone. Gli spunti di riflessione in effetti sono molti, ma io vi ho letto soprattutto il confronto tra la natura femminile particolarmente sensibile, attenta al significato delle parole, determinata nelle scelte della vita, forte e attiva e la natura maschile molto più superficiale, individualista, interessata, che attraversa i sentimenti senza viverli veramente. Tutte le donne, in un modo o in un altro, amano il protagonista o comunque tendono a giustificarlo, a non colpevolizzarlo, facendosi strada nella vita con le proprie forze. Lui, soprattutto nella prima parte del romanzo, è impietoso nei loro confronti, trincerato in una solitidine che lo solleva da tutte le responsabilità. E' stato toccato da una " tragedia ", che però non l'ha, come si dice, maturato. Forse solo il pensiero della morte riuscirà a riconciliarlo un po' con gli altri e a fargli capire i veri valori della vita. Romanzo molto intenso, struggente, come qualcuno l'ha definito. Personaggi tutti ben caratterizzati. Dialoghio essenziali, di spessore. Suggestivo il paesaggio nordico, teatro di dinamiche umane piuttosto imprevedibili.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La vita assomiglia al rapporto che le persone hanno con le proprie scarpe. Un buon paio di calzature permette a chi le indossa di sentirsi a proprio agio nel mondo, di procedere lasciando impronte, di impossessarsi del suolo calcato. Giocando con l'immagine metaforica del titolo (tradotto letteralmente dallo svedese Italienska skor), le scarpe di qualità sono proprio ciò che manca al protagonista di questo romanzo della maturità di Henning Mankell.
Congedato l'ispettore Kurt Wallander, poliziotto nella Svezia meridionale, che pure gli ha procurato un'immensa fortuna editoriale (la serie del commissario è stata tradotta in trentanove lingue e in Italia nove episodi sono stati pubblicati da Marsilio), lo scrittore svedese elegge quale io narrante un inetto ex chirurgo. Da dodici anni (siamo nel 2001), Fredrik Welin è l'unico abitante di una delle piccole isole dell'arcipelago al largo di Stoccolma. Tra le rocce e il mare, il silenzio è assoluto. Interrotto soltanto dalla consegna della posta da parte dell'ipocondriaco Jansson a bordo del proprio hydrocopter. La vita solitaria del medico è scandita da semplici azioni quotidiane che gli danno l'illusione di essere ancora vivo: annotare brevemente sul diario le condizioni meteorologiche e immergersi in acqua attraverso buchi praticati nel ghiaccio. L'autore non gli affida nessun intricato caso poliziesco da risolvere, ma una materia ben più scomoda da comprendere: il senso della propria vita.
Fredrik ha sessantasei anni e una carriera spezzata per un motivo che si andrà chiarendo a partire dall'apparizione sui ghiacci, quasi irreale, di una donna con il suo deambulatore. È Harriet, la donna amata e abbandonata trentasette anni prima. Ora gravemente ammalata, si è messa sulle sue tracce per chiedere l'adempimento di una promessa: trovare il lago nel Norrland che tanto suggestionò Fredrik bambino in compagnia del padre (la figura paterna risulta influente anche nella biografia dello stesso Mankell, a discapito di quella materna che abbandonò la famiglia e che nel romanzo rimane in ombra). L'escursione si trasforma ben presto in un'inevitabile resa dei conti. Nonostante la non più giovane età, i protagonisti intraprendono "un viaggio di formazione", che ha tutto l'aspetto di un pellegrinaggio a tappe in luoghi capaci di svelare imbarazzanti segreti.
Con una prosa asciuttissima e dialoghi scarni e misurati, a dispetto dei preamboli, non si indaga l'amore, ma la morte e la solitudine (temi fra l'altro ricorrenti nell'opera del suocero dello scrittore, il regista Ingmar Bergman). La morte, a partire dalle prime carcasse ritrovate sull'isola, è costante e inquietante spettro. E i personaggi urlano silenziosi la loro condizione, esasperata dagli immensi spazi disabitati e consolata dall'alcol. Solo l'epilogo del romanzo sembra restituire a Fredrik, che tuttavia non riesce a suscitare simpatia, quel po' di dignità sufficiente per supporre che possa uscire dalla propria mediocrità. Anche se il recapito di un paio di scarpe commissionate a un artigiano italiano potrebbe rimettere tutto in discussione. Le calzature richiamano sì l'idea del viaggio, ma anche del distacco, della partenza, della morte. E ora che Fredrik può indossare le confortevoli scarpe con la sfumatura viola, parrebbe tutto pronto. Rossella Durando
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