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Ho imparato: Ho imparato a ridere! Ho imparato a piangere! Ho imparato a sorprendermi! Ho imparato sinomimi e contrari ! Ho imparato che la cultura non ha limiti! Ho imparato mosse di scacchi ma non a giocarci! Ho imparato che il barbiere, in casi estremi può radere anche le donne ! Ho imparato che questo libro insegna! E ?. Come nella vita il finale ci lascia pieni di dubbi e domande senza risposte! In ogni caso c'è sempre bisogno del barbiere anche quando si decide di non radersi più! ? la barba ha bisogno di cura e pulizia ! ci si possono fare treccioline, rasta, lisciarla o arricciarla! Barbiere ritorna !! VOTO MASSIMO te lo meriti Doc Marco Gaddi
ho appena finito di leggere per la decima volta (almeno) lo scacco del barbiere di marco gaddi, del quale sono stato negli anni: lettore, fan, promotore, consulente, editor...ne ho persino tratto una sceneggiatura che ho spedito a produttori e registi...si, perchè per me lo "scacco" non è solo un romanzo che andava pubblicato, premiato (ha ricevuto qualche menzione) ma anche un film già bell'e'pronto. addirittura con amici avevamo scelto un paese che sembrava fatto apposta per ospitare il set del "barbiere". limitandoci al testo, l'ho sempre considerato uno dei tesori perduti del 900. esagerato? non siamo lontani anni luce da bolano, tanto per fare un nome. chi ha familiarità col mestiere lo sa, chi può aggirarsi tra le quinte, anche. in ogni caso, leggetelo. è un libro lieve ma densissimo, un racconto corale, con punto di vista dal basso verso l'alto (i bambini) che avvolge il fantastico paese, e poi l'intero universo. la contaminazione va dai sofisti ai quanti, ai buchi neri...dico fantastico non nel senso aduso, qui c'è parentela (e contemporaneità) col realismo magico dei latinamericani: fatti che, ineffabili, irrompono nel reale e spostano il piano inclinato della realtà fin verso l'inevitabile finale, nemesi accettata fatalisticamente, o inconsciamente, da tutti i teneri e indimenticabili abitanti di questo paese, questo macondo de noantri (de nuiautri, per la precisione) che ci restituisce il sapore di un tempo che è l'infanzia, ideale, di tutti. il massimo dei voti, ovvio.
Non è un libro, è il cartellone di un cantastorie disegnato a carboncino. Melanconici chiaroscuri tratteggiati con sapiente intelligenza ed acume, personaggi che chiazzano la tela senza mai strafare perché così è la vita, normalmente piena di solitudini, crudezze, ansie, difficoltà e dubbi a cui si reagisce con altrettanto normale disincanto ed accettazione. Le sciabolate di Dusio squarciano a tratti la tela del racconto con la sua prorompente presenza e sagacità, cui fa da contraltare la diversità silenziosa e geniale di Poldo, così naturale e semplice nel suo galoppare sempre più indietro agli altri, ma non per questo così "indietro" come potrebbe sembrare. Laureato a pieni voti. E ci aggiungo anche la lode.
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