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Sbatti Bellocchio in sesta pagina. Il cinema nei giornali della sinistra extraparlamentare 1968-76 - copertina
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Sbatti Bellocchio in sesta pagina. Il cinema nei giornali della sinistra extraparlamentare 1968-76
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Sbatti Bellocchio in sesta pagina. Il cinema nei giornali della sinistra extraparlamentare 1968-76 - copertina

Descrizione


Per la generazione del '68 il cinema è stato uno straordinario strumento di socializzazione. Ecco perché è molto presente sui giornali che la sinistra extraparlamentare ha prodotto fino al 1976, anno in cui la spinta del '68 finisce, la partecipazione di massa scompare e tutto cambia. Sono i giornali (da "Lotta continua" a "Vedo rosso", da "Servire il popolo" alla "Vecchia talpa", dal "Quotidiano dei lavoratori" al "manifesto") che hanno formato una nuova generazione di giornalisti e un modo nuovo di intendere il giornalismo. In quelle testate il cinema fa spesso capolino, con stroncature spettacolari oppure con titoli a effetto. Gli articoli non sono mai firmati, ma la memoria orale indica nomi di un certo peso: Umberto Eco, Adriano Sofri, Pio Baldelli, Peppino Ortoleva, Vincenzo Vita, Valentino Parlato; Taviani, Bellocchio, Petri, Montaldo, Kubrick, gli autori più recensiti. Si tratta di articoli taglienti, vigorosi, a volte paradossali, forse incomprensibili se non collocati nella durezza del dibattito di quegli anni. Sono segnali di una passione, quella per il cinema, che non ha mai più avuto la stessa importanza nel dibattito culturale. Un gioco della memoria, sospeso tra autoironia e nostalgia. Un libro che racconta un pezzo di storia del nostro paese, uno straordinario "come eravamo", che con un tono semiserio scopre contraddizioni e verità di un mondo che non c'è più, ma che per molti versi è lo specchio del nostro presente.
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Dettagli

2012
31 ottobre 2012
228 p., Brossura
9788860367662

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sasso
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Davvero interessante questo libriccino edito l'anno scorso dalla Donzelli, che raccoglie un florilegio di commenti cinematografici usciti sulle pubblicazioni della sinistra extraparlamentare nel periodo che va dal 1968 al 1976 (e i due autori, nella postfazione, spiegano il perché dello stop proprio al 1976). Si tratta di commenti, usciti quasi sempre anonimi, su quotidiani o riviste quali Lotta continua, il manifesto, Servire il popolo, il Quotidiano dei lavoratori. Quello che salta all'occhio è che si tratta, per un buon novanta per cento, di stroncature, anche dure e fatte con linguaggio provocatorio, di film importanti e soprattutto di autori "di sinistra", ma spesso giudicati spregiativamente dei riformisti. Non foss'altro perché gran parte della classe dirigente di oggi, anche su schieramenti opposti, proviene dalle fila di quelle formazioni a sinistra del vecchio PCI, è interessante vedere come pensassero e come scrivessero queste avanguardie della classe operaia. E cosa pensassero degli autori cinematografici che, almeno in Italia, erano convinti di interpretare le loro istanze in campo artistico. Anche perché, in ogni caso, è sempre meno noioso parlare di cinema che di politica.

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