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Queste lettere raccontano un amore tenace, lucido, consapevole, stretto «dai vincoli della terra, dell'intelligenza, del cuore e della carne».
«Un'opera a due cuori e quattro mani, un'opera simbiotica» – Le Monde des livres
«Il loro carteggio di 1500 pagine racconta tredici anni di amore e di scambi profondi, in un’inedita lingua passionale. È anche un documento prezioso sulla vita quotidiana tra la fine della guerra mondiale e il 1960: oltre la Resistenza, la Liberazione, le fiestas, la vita letteraria, i blocchi, l’Urss, i costumi. Grande attrice è Maria Casarès, bellezza "tellurica" e lieve accento madrileno» - Daria Galateria, Robinson
Albert Camus e Maria Casarès si incontrano il 19 marzo 1944 a casa di Michel e Zette Leiris, in occasione di una rappresentazione del Desiderio preso per la coda di Pablo Picasso. Lei, galiziana, figlia dell'ultimo primo ministro della Spagna repubblicana fuggito a Parigi nel 1936, ha ventun anni e ha iniziato la sua carriera di attrice nel 1942 al Théâtre des Mathurins, proprio quando Albert Camus pubblicava Lo straniero e Il mito di Sisifo. Camus, che di anni ne ha trenta e vive da solo a Parigi, lontano dalla moglie Francine rimasta in Algeria, resta incantato da Maria. Quel primo incontro è il preludio di una storia d'amore travolgente: i due si amano, poi si lasciano, poi si ritrovano, e nel frattempo si scrivono centinaia di lettere. Quelle di lei rivelano la vita di una grande attrice, le giornate frenetiche, le registrazioni, le prove, le rappresentazioni, le riprese, ma anche il coraggio, la vitalità sconcertante, le fragilità. Da quelle di lui emergono lo stesso amore per la vita, la passione per il teatro, e poi i temi che gli stanno a cuore, il mestiere di scrittore, i dubbi, il lavoro della scrittura nonostante la tubercolosi. Ma soprattutto le lettere raccontano un amore tenace, lucido, consapevole, stretto «dai vincoli della terra, dell'intelligenza, del cuore e della carne».
«Sei entrata per caso in una vita di cui non andavo fiero, e da quel giorno qualcosa ha cominciato a cambiare. Prima di te, fuori di te, non aderivo a nulla. Quella forza per cui ogni tanto mi prendevi in giro è sempre stata solo una forza solitaria, una forza di rifiuto. Con te ho accettato più cose. Ho imparato a vivere, in un certo senso. Per questo forse il mio amore è sempre stato pervaso da una gratitudine immensa.»
Albert Camus a Maria Casarès, 14 dicembre 1949
«Nulla può separarci. Amiamoci nella fiducia e siamo sempre trasparenti uno per l'altra. Ci siamo incontrati, ci siamo riconosciuti, ci siamo abbandonati l'uno all'altra, siamo riusciti ad amarci di un amore ardente di cristallo puro, ti rendi conto della nostra felicità e di ciò che ci è stato dato?»
Maria Casarès ad Albert Camus, 4 giugno 1950
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