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Lo stato di salute del cinema italiano è, inevitabilmente, una delle questioni più dibattute dai professionisti del settore. Registi, critici, produttori e distributori si trovano, non di rado, coinvolti in convegni e tavole rotonde organizzati dai principali festival italiani per riflettere sul presente e delineare prospettive future. L'immagine che se ne ricava è spesso confusa, contraddittoria, sfocata e di complessa leggibilità.
In questo senso, dunque, non può che essere salutata con favore la comparsa in libreria del terzo volume di Carlo Tagliabue dedicato agli esordi italiani. La competenza dell'autore e dei suoi collaboratori Simone Emiliani e Valerio Sammarco ci consente infatti, dati alla mano, di costruire una mappatura precisa ed esauriente del panorama nazionale, sfatando falsi miti e ragionando con coscienza di causa sui meccanismi produttivi e sulle ragioni che spingono molti giovani artisti a esprimersi con il linguaggio delle immagini in movimento. Come già avvenuto nelle precedenti edizioni, Tagliabue ha scelto di lasciare "fuori campo" i film realizzati in video, anche se è verosimile che la tendenza del mercato a lavorare sempre più con il digitale possa indurre l'autore a rivedere questa posizione negli annuari futuri. Tra il settembre 2005 e l'agosto 2006 sono uscite in sala ventiquattro opere prime, lo stesso numero della stagione precedente, ma con un significativo incremento d'incasso complessivo al botteghino, un risultato che si deve soprattutto al grande successo di Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, autentica sorpresa del 2006 diventata subito film di culto tra i giovanissimi. Segue a ruota il primo film da regista dell'attore Kim Rossi Stuart, Anche libero va bene, selezionato anche per la Quinzaine di Cannes. Va poi segnalato il quinto in classifica, Texas di Fausto Paravidino, che ha ottenuto notevoli consensi di critica e una buona attenzione da parte del pubblico.
Se, nel complesso, la situazione pare incoraggiante, a uno sguardo più attento non sfugge il fatto che i film citati siano targati 01 Distribution (i primi due) e Medusa (il terzo), ossia dalle principali strutture distributive del paese, se escludiamo le filiali delle major americane. Quasi tutti gli altri titoli, invece, hanno avuto una diffusione episodica e, in qualche caso, decisamente "regionale". La modesta tenitura in sala e la distribuzione a macchia di leopardo hanno influito negativamente sul loro rapporto con il pubblico, che spesso non si è nemmeno reso conto dell'uscita di questi film. Nel vasto apparato di interviste agli esordienti (da Massimo Andrei a Libero De Rienzo, da Francesco Fei a Tekla Taidelli), il problema del rapporto con la distribuzione è ampiamente discusso e le opinioni dei registi sembrano essere a senso unico: nessuno di loro, a parte, comprensibilmente, Brizzi, è soddisfatto del lavoro compiuto in sede di diffusione e auspica un maggiore sostegno governativo a favore del nuovo cinema italiano.
Stefano Boni
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