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Ma al di là di una situazione apparentemente immutabile è interessante andare a scoprire come scrive Tagliabue "l'unico dato di continuità con quanto avvenuto nella stagione precedente è il permanere inalterato di un numero consistente di esordi (…) Fenomeno questo che potrebbe apparire del tutto anomalo in una condizione di crisi ma che tuttavia non sembra conoscere battute d'arresto da qualche anno a questa parte; anzi rispetto alla stagione cinematografica precedente la percentuale degli esordi è addirittura aumentata di 5 punti". Un dato questo cui si deve aggiungere il fatto davvero nuovo secondo il quale "i dati della stagione cinematografica 2004-2005 hanno visto dei registi entrare direttamente e concretamente nel processo di produzione dei propri film" nell'ottica di quella che si può considerare una vera e propria discesa in campo dell'autore del film nei confronti della propria opera e non solo nella fase della sua realizzazione come sottolinea ad esempio il caso di Tu devi essere il lupo di Vittorio Moroni in cui i componenti del cast si sono attivati dal punto di vista della promozione svolgendo un prezioso lavoro di prevendita dei biglietti presso amici e conoscenti. Come sottolinea ancora Tagliabue si è trattato di "una presa di posizione di strenua e caparbia difesa della propria opera che li ha portati a frantumare spesso i limiti naturali del percorso canonico di un film". Emblematico in tal senso è il caso di Sabrina Paravicini che ha realizzato Comunque mia investendo del capitale personale e rendendo possibile in tale maniera un controllo totale del film in tutte le tappe della sua produzione.
Lungi dall'apparire come un lamento infinito sulle difficoltà di fare cinema in Italia Saranno famosi? ha il merito di porsi anche delle domande rendendo il dibattito certamente più stimolante come quando cita la provocatoria intervista di Suso Cecchi D'Amico a un grande quotidiano in cui la sceneggiatrice va nettamente in controtendenza denunciando addirittura il numero eccessivo di opere prodotte in Italia con il sostegno pubblico e politico e rivendicando la necessità di una rifondazione artistica e morale basata proprio su queste nuove forme di autoproduzione urgenti e creative cui il libro di Tagliabue fa ampio riferimento.
Umberto Mosca
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