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La storia di un benedettino straordinario, quella di Adamo, che intorno alla metà dell’XI secolo divenne abate nel monastero di Santa Maria delle isole di Tremiti. Adamo trasformò il monastero in un centro di cultura e di rinnovamento, civile e religioso, in un periodo complesso della storia del Meridione d’Italia. La dura sfida tra i conti Longobardi, ormai in declino, e i conquistatori Normanni, in forte ascesa, provocò l’evoluzione civica di molti “castrum” e la nascita di numerose municipalità nella media fascia adriatica, tra l’Abruzzo, il Molise e la Puglia garganica. I Benedettini operarono nel cuore delle “Universitas civium”, in particolare favorirono il culto dei santi patroni come modelli di “patrocinium” politico, etico e culturale per le singole collettività civili. In tale contesto storico il monastero tremitense, sotto la guida di Adamo, contese prestigio e patrimoni all’abbazia di Montecassino. Nel concilio di Melfi del 1059 l’abate Adamo con autorevolezza difese l’autonomia del monastero di Tremiti, al cospetto del papa Nicolò II, dei principi normanni e dell’abate Desiderio di Montecassino: “Surrexit abbas Adam venerabilis monasterii Tremetensis...”, tramandano i documenti dell’archivio monastico. Il 3 Giugno del 1102, a circa trent’anni dalla morte, le reliquie dell’abate furono trafugate dalla chiesa di San Paolo di Petacciato e condotte a Guglionesi, dove il benedettino fu proclamato santo protettore della costituenda “Universitas civium”. Inizia così la memoria secolare del culto di Sant’Adamo di Guglionesi.
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