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Anno edizione: 2020
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La Reggia di Colorno, con le sue oltre 400 sale e il magnifico giardino, rappresenta un’indubbia attrattiva, ma non è solo una questione artistica l’interesse per questo palazzo ducale, perché lì, sul finire del 1500 e gli inizi del 1600, ci fu una corte assai famosa e questo per merito di Barbara Sanseverino Sanvitale, contessa di Sala e signora di Colorno. Era una donna esuberante, famosa per la sua bellezza e anche per la frenesia con cui conduceva la sua esistenza, tutta dedita al divertimento, non escluso quello erotico. Anzi sotto quest’ultimo aspetto Barbara Sanseverino e i componenti della sua corte erano piuttosto noti; in quelle sale si folleggiava, ma anche si parlava di poesia, si ascoltava la bella musica, si tenevano feste che duravano giorni e giorni, insomma la reggia era un autentico tempio del piacere. Ma, anche quando era in trasferta, Barbara continuava in questa vita di eccessi, un autentico faro che chiamava a sé tutti i gaudenti. E questo benché fosse sposata, con prole anche, insomma era un carattere del tutto particolare, invocava una libertà che per i tempi era un po’ troppo in anticipo. Le feste, i piaceri della carne però non la distraevano dal difendere i suoi piccoli possedimenti, ambiti notevolmente da Ranuccio I Farnese, duca di Parma, un personaggio a tinte fosche teso continuamente ad ampliare il suo potere. Per quanto ovvio fra lui e i Sanvitale non correva buon sangue, al punto che con altri nobili ordirono una congiura. Scoperta la cospirazione, la reazione di Ranuccio fu spietata, i partecipanti furono imprigionati e quasi tutti condannati alla pena capitale. Fra essi c’era anche Barbara Sanseverino, la cui testa fu mozzata ricorrendo a un mannarino, che si usa solitamente per gli animali, anziché a una mannaia. Di lei ci parla la storica Gigliola Fragnito con La Sanseverino, un saggio ben strutturato, in grado di presentare un ritratto completo, sia dal punto di vista degli eventi che della psicologia del personaggio.
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