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Anno edizione: 2009
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scheda di Roat, F., L'Indice 1994, n. 1
Pubblicata nel 1929 (e recentemente riproposta con l'aggiunta del breve pezzo "Il concerto", dello stesso periodo) la raccolta di racconti "Salmace", che segna l'esordio editoriale di Soldati, si presenta come una serie di variazioni novellistiche su un tema unificatore, quello della necessità irrinunciabile, per chi ambisca a vivere autenticamente, di pervenire all'accettazione e al rispetto della propria istintualità, quand'anche essa si declini all'insegna della devianza e della trasgressione. E diversi e anticonformisti sono tutti i protagonisti delle sette storie del libro; a incominciare da quella esemplare di "Salmace", in cui Soldati rivisita il racconto mitologico di Ermafrodito, narrandoci la metamorfosi di un ragazzo che un bel mattino, come il Samsa kafkiano, si risveglia trasmutato non già surrealisticamente in insetto ma nella donna che da sempre agognava di essere. Metamorfosi simbolica, allusiva del mutamento psicologico a cui pervengono i personaggi chiave dei racconti; che, consci della meschinità del perbenismo piccolo-borghese, accettano di vivere il doloroso scandalo di un'anomala condizione esistenziale.
Certo, viste dalla prospettiva odierna, talune scelte di libertà messe in atto dai personaggi di "Salmace" (non reprimere le proprie tendenze omosessuali; scegliere di prostituirsi in alternativa a un lavoro alienante; considerare l'adulterio subito uno stimolo buono a rinfocolare uno spento ménage), appaiono meno ardimentose e quasi patetiche. Ma il tratto più moderno della prima prova di Soldati - al li là dell'implicita desunta dell'ipocrisia di un'Italietta provinciale e codina, e della sensibilità profetica rispetto a problematiche ancora così attuali, come quella della transessualità - sta forse nella dimensione di ambigua irrisolutezza in cui i protagonisti dei racconti si muovono nel loro anelito affannoso alla spontaneità, che però mai diviene istanza emancipatrice, risolvendosi in una calata nei torbidi abissi del proprio inconscio, a cui non fa seguito alcuna radicale trasformazione. Un'ambiguità che li spinge, piuttosto che a operare vere scelte di rottura, a compiacersi di certi atteggiamenti involutivi e reattivi, quali il bisogno voluttuoso di profanazione, degrado e umiliazione, a cui essi finiscono per soggiacere, preludio a un indifferente, irrisolto e alquanto masochistico lasciarsi vivere. Una vocazione alla crisi permanente, così novecentesca, che tuttavia viene narrata mediante una prosa serenamente cristallina e ariosa; come se il ventenne Soldati avesse voluto stemperare le provocazioni e smorzare gli eccessi trasgressivi dei suoi personaggi con la sordina di una scrittura sobria, sempre controllata, e alla fin fine rassicurante.
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