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Pur essendo scritto bene, con molte illustrazioni (in bianco e nero) mi ha almeno parzialmente deluso perché l’autrice riporta diversi “frammenti” delle poesie di Saffo e di Alceo, diversi riferimenti a opere letterarie moderne, ma non indica la propria opinione sulla correttezza o meno del fatto che dalle presunte tendenze amorose di Saffo siano derivati espressioni come “amori saffici” e sia derivato l’utilizzo della parola “lesbica” per una donna omosessuale.
Silvia Romani, con una penna delicata e armoniosa, traccia un testo che è sì una biografia ma anche un'ode all'Antica Grecia. Contestualizza ogni poesia di Saffo, anche dal punto di vista storico e dei ritrovamenti archeologici, e rende viva l'isola di Lesbo, trattandone i miti legati ad essa. Proprio per inquadrare al meglio la società dell'antica Grecia, la Romani tesse i miti alla realtà, aggiungendo aneddoti e variazioni di essi che alle volte appaiono meno note anche a chi, come me, ha alle spalle anni di studio classico. Molto forte è il rapporto con la natura, presente nella poesia di Saffo: una flora dolceamara che trasporta il lettore a tempi antichi, un lettore che bramerà di ritrovarsi in giardini fioriti a leggere poesie dove le metafore sono floreali o dolci quanto il miele. Avevo già apprezzato, in precedenza, le collaborazioni di Silvia Romani e Giulio Guidorizzi ma questo saggio mi ha convinta a leggere tutto quanto verrà da lei pubblicato in futuro.