All'età di sette anni, aveva perso la vista e l'udito in seguito a una meningite. Ha voluto vivere, agire, imparare, lavorare, invece di spegnersi a poco a poco come accade spesso a chi è colpito da menomazioni terribili, e dare coraggio ad altri ciechi e sordi come lei; e ad altri, ancora più sfortunati, che ciechi e sordi dalla nascita non avevano neppure imparato a parlare. "Aveva la luce dentro". Venne a conoscenza di un istituto che accoglieva e faceva studiare i bambini ciechi: era il Regina Margherita di Savoia, appena aperto per l'instancabile insistenza di una straordinaria figura di educatore cieco, il prof. Augusto Romagnoli. Con Romagnoli, Sabina aveva imparato il francese, in seguito volle imparare l'esperanto, l'inglese e il tedesco. Un prezioso contatto con il mondo fu costituito per Sabina dalle tante riviste alle quali era abbonata. Aveva imparato bene la dattilografia e la corrispondenza di Sabina si era fatta sempre più intensa: lei rispondeva puntualmente a tutti, offrendo il suo sostegno. Venne così a conoscenza del fatto che molti di loro erano abbandonati al Cottolengo e qualche volta anche in manicomio. Per il confronto tra quanto si faceva all'estero ed il quasi nulla che c'era in Italia, prese forma in Sabina l'idea di farsi lei stessa promotrice di un'iniziativa nazionale a favore dei sordo-ciechi. Nacque così nel 1964 la Lega del Filo d'Oro. )
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