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"Picasso non era mai stato a Roma, in Italia neppure per dire la verità, eppure non è che morisse dal desiderio di visitare la città eterna. Quel viaggio non aveva niente a che vedere in quanto ad aspettative con quello progettato per mesi a Barcellona e che lo avrebbe portato a Parigi nell'ottobre del 1900. Erano ormai lontani i tempi del leggendario Grand Tour, quando poeti e artisti consideravano il Bel Paese tappa obbligata per ammirare le meraviglie indiscusse degli antichi e per imparare, dalle fogge dei capolavori dell'arte, nuove tecniche e metodologie per applicare il pennello alla realizzazione delle belle forme e dell'armonia. [ ]Sul viaggio in Italia di Picasso la letteratura artistica nel corso degli anni ha lungamente dibattuto. Quel viaggio, intrapreso dal 17 febbraio al 2 maggio 1917, ha dato luogo a numerose analisi e interpretazioni, da parte dei più grandi studiosi dell'opera di Picasso, finalizzate a leggere sotto la giusta luce o attraverso nuove angolazioni il percorso creativo dell'artista. La critica si è cimentata sul tema per valutare quanto il rapporto con l'Italia avesse rappresentato per Picasso la motivazione, o quanto meno il presupposto, di una svolta stilistica e formale che non sarebbe avvenuta, o forse non in quei termini, se Picasso non avesse visitato e visto con i propri occhi il tempio della classicità. [ ] Quelle dieci settimane diedero la possibilità di rincontrare vecchie conoscenze, amici italiani con cui si era intrattenuto nei caffè parigini, conosciuti nelle frequentazioni degli atelier dislocati tra Montmartre e Montparnasse. Ai momenti di incessante lavoro si affiancarono parentesi di allegria e spensieratezza, occasioni di nuovi incontri e conoscenze che si sarebbero trasformate in amicizie intense e durature negli anni a venire, ci fu l'opportunità di un confronto diretto con le avanguardie italiane, l'inizio di una storia d'amore che sarebbe durata molti anni, oltreché naturalmente tutto ciò che Roma e l'Italia in genere potevano offrire allo sguardo di "quell'incantatore di forme" che era Picasso. Quelle giornate romane così dense di eventi, ci hanno lasciato peraltro oltre ad appunti, schizzi, disegni e caricature anche due grandi capolavori: Arlecchino e donna con collana, conservato al Centre Georges Pompidou, Musée national d'art moderne di Parigi, e L'Italienne, di proprietà della Fondazione-Collezione E.G. Bührle."
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