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Un progetto discografico che pare non nacque però esclusivamente dal desiderio di onorare la musa ispiratrice del primigenio rock’n’roll considerata la travagliata gestazione dello stesso. Inizialmente il tema è quello dei diritti d’autore, ovvero un modo di risarcire con le paventate vendite del disco Morris Levy che minacciava causa per la smaccata somiglianza della beatlesiana “Come Togheter” a “You can’t catch me” di Chuck Berry. Disco nato all’alba degli anni settanta, inizialmente affidato al fido, ma inaffidabile, Phil Spector e finalmente pubblicato nel 1975. L’idea è quella di realizzare le cover dei pezzi che Lennon riteneva più rappresentativi per la sua crescita musicale che fin dal ’57 con i Black Jacks/ Querry Men lo videro interpretare con vigoria ed innata abilità rockabilly e rock’n’roll , senza dimenticare che il catalogo di quel decennio fu lodevolmente saccheggiato dagli stessi Beatles nel primo periodo. Il tributo lo è fin dalla iconica copertina che vede Lennon in perfetta tenuta da teddy boy, un anno dopo l’uscita del generazionale film “American Graffiti” e in concomitanza con il nascente e prorompente successo della serie tv “Happy Days”. La scelta del repertorio è deliziosa e consta di 13 pezzi , a cui verranno aggiunti altri 4 brani con l’edizione estesa del 2004; ricordiamo la sua versione di “stand by me” che diventa imperituro classico come istant classic fu la versione di “twist and shout “degli stessi Beatles, sottolineando che rendere immortali con le proprie versioni canzoni che lo sono già in origine è affar di pochi geniacci. Non è cosa di tutti i giorni poter aver a disposizione 17 capolavori interpretati da sua maestà Lennon, per cui la celebrazione di tal album è fuori discussione. Colgo però l’occasione per ricordare che anche Paul McCartney si cimentò nel 1999, con ottimi risultati, con un tributo simile , “Run devil Run” che consiglio caldamente.
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