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Il testo è vecchio ma ancora validissimo, le due stelle vanno alla ristampa sbiadita.
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La parola rivoluzione ha due significati. Il primo più antico e meno corrente di origine astronomica indica il circolo che ciascun astro svolge nella sua orbita; il secondo più recente e maggiormente diffuso è di carattere politico e connota i rivolgimenti rapidi e/o violenti di un ordine sociale o istituzionale. Questo volume vuole fornire una panoramica del concetto di rivoluzione nella riflessione politica. La prima attestazione dell'uso politico viene rintracciata nel 1612 nel dizionario della Crusca. Poco dopo il termine sarebbe migrato in Inghilterra per trovare una prima applicazione concreta negli eventi della guerra civile di oltremanica nel XVII secolo. Nonostante l'origine moderna del termine il libro offre una ricognizione a largo raggio che parte dall'antichità classica per giungere fino ai nostri giorni. Non si tratta di un improprio anacronismo ma di una comprensibile esigenza di completezza. D'altronde in epoca antica se mancava la parola per designare i bruschi mutamenti di regime la preoccupazione di trovare un equilibro ottimale capace di scongiurare cadute o degenerazioni delle costituzioni politiche era assai diffusa. La nascita dello stato moderno e i processi di secolarizzazione innescano un'accelerazione degli eventi che si riverbera con forza anche negli scrittori politici. Così a partire soprattutto dalla seconda metà del XVIII secolo la rivoluzione diventa uno dei grandi temi di riflessione; e poi fra Otto e Novecento assurge definitivamente a grande mito fondante del discorso politico. Di questa processo Ricciardi rende ragione con un'analisi assai densa e serrata. Alle volte l'esposizione è un po' rarefatta e in qualche passaggio lievemente involuta ma si tratta di uno scotto pagato alla necessità di sintesi. Nel complesso un lavoro a cui si può fare ampiamente ricorso per un sicuro orientamento sul tema.
Maurizio Griffo
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