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Nelle pagine del libro, si colgono la ricchezza della mano di chi le ha scritte, gli strati profondi della sua esperienza, di donna e di psicoterapeuta, di persona che conosce intimamente le emozioni e i sentimenti umani, e i segreti per gestire responsabilmente gli ostacoli della vita, che sempre e inevitabilmente si presentano. Sorprende l'intensità e la lucidità con cui viene descritto il dolore, che sembra quasi materializzarsi, per toccare il lettore nell'anima e nel corpo. L'autrice lo fa con parole abili, in cui si intuisce la capacità di chi sa accogliere con braccia esperte la sofferenza altrui, per aver guardato a fondo nelle proprie ferite e corso il rischio di lasciarle parlare, per metterle poi, in un gesto di umana solidarietà, a disposizione dell'altro. Questa discesa negli abissi non resta, però, una prospettiva cieca, scorre, infatti, tra le pagine del libro, la proposta di un'alternativa possibile, che ci chiama a scoprire la bellezza del vivere. Diversi i temi presenti: la guerra e l'emigrazione, l'amore (“l'amore che sa capirti senza chiedere niente, che sa confortarti quando il tuo cielo si fa scuro. Che entra nella tua casa intima con il desiderio di aprirti le porte del cielo [...]”) e la separazione, legati da un filo conduttore che dà spessore alla trama del racconto, il tema del viaggio. Un viaggio che appare ora come scelta subita, vissuta come sradicamento, ora come scoperta che dischiude a nuove possibilità per esprimere se stessi, diventando, così, un viaggio interiore che rivela la presenza potente dell'inconscio nelle nostre vite. “Ritrovare la strada” è ritrovare se stessi, avere il coraggio di compiere un viaggio nella memoria, attraversando i propri dèmoni, per poter incontrare il vero Sé e permettersi di vivere un' esistenza autentica.
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