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Ritorno in Lettonia - Marina Jarre - copertina
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Ritorno in Lettonia - Marina Jarre - copertina
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Descrizione


Era una bambina di dieci anni quella che nel 1935 fuggiva dalla Lettonia con la madre e la sorella lasciandosi alle spalle l'infanzia, una famiglia spezzata e un'identità ebraica che ben presto sarebbe diventata fatale. Del padre lontano, e della sua fine in un giorno d'autunno del 1941 insieme agli altri ebrei del ghetto di Riga, sarebbero rimaste poche tracce anche nella memoria. Per questo, fare ritorno in Lettonia sessant'anni dopo significa iniziare un viaggio verso tutto ciò che non è stato. Marina Jarre è nata a Riga nel 1925, con il cognome Gersoni. Dal 1935 vive in Italia.
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Dettagli

2003
2 settembre 2003
275 p., Rilegato
9788806164508

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Fabrizio Porro
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Il fatto è che il padre della narratrice è si Lettone, ma di origine ebraica ed il nome Gershon è quello del primogenito di Mosè. Così la ricerca di notizie su di lui diventa una ricostruzione del calvario degli ebrei di Lettonia e del loro annientamento. Il procedimento della Jarre (e perciò del suo libro) è quasi di tipo giudiziario, anche se non sistematico: raccoglie testimonianze, anche epistolari, coeve, fa tesoro dei libri consacrati al problema, consulta documenti e lapidi, con un'ardimentosa mescolanza dei generi. Il calvario secolare culmina in un'ecatombe perpetrata a Riga dai militari tedeschi con l'aiuto volenteroso della popolazione. In grandi rastrellamenti nei due ghetti di Riga si raccolgono tutti gli ebrei, anche donne e bambini, anche malati e moribondi strappati dagli ospedali. Essi vengono spinti con la violenza, in due giorni successivi, verso fosse fatte scavare da prigionieri russi, e mitragliati fino all'ultimo uomo. Il loro numero, solo accennato dalla scrittrice, è di quelli a quattro zeri: gli ebrei lettoni, intorno al 1930, ammontavano a 95.000. Queste scene apocalittiche, che includono anche l'assassinio del padre della scrittrice, costituiscono un'immagine ricorrente nel libro: prima vaga e confusa, si arricchisce via via di particolari, che vengono a costituire un campionario della bassezza umana: la folla e le autorità che assistono compiaciute alla barbara mattanza, il soldato che scatta la foto-ricordo. Ma quando la Jarre raccoglie le dichiarazioni di qualcuno dei responsabili non intende promuovere processi e condanne. Le muove un assillo morale : capire, per quanto possibile, i comportamenti, affacciarsi sugli abissi dell'abiezione, approfondire i motivi di una congiura del silenzio che si è riscontrata anche in Italia. Figlia di madre valdese, e valdese essa stessa, la Jarre non si sente divaricata rispetto alla discendenza da un padre ebreo. Anzi. Rivive in sé la profonda continuità tra Ebraismo e Cristianesimo.

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Marina Jarre

1925, Riga

Marina Gersoni, più conosciuta con il cognome del marito, Jarre, è nata a Riga nel 1925 da padre ebreo e madre valdese. Si è trasferita in Italia con la famiglia all'età di dieci anni e ha studiato a Torino, dove si è laureata in Letteratura cristiana antica. Ha lavorato come insegnante di francese e avuto quattro figli. Ha scritto romanzi, racconti, testi teatrali. Ha esordito in ambito letterario nel 1955, con un racconto pubblicato dalla rivista «Il Ponte». Dopo i racconti per bambini raccolti in Il tramviere impazzito (1962), ha pubblicato nel 1968 il suo primo romanzo, Monumento al Parallelo (ripubblicato nel 1971 con il titolo Un leggero accento straniero) e nel 1971 Negli occhi di una ragazza, in cui si conferma...

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