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La particolare natura della corte vaticana, sottoposta a rapidi ricambi della classe dirigente con l'aggiunta delle scadenze giubilari porta a una feconda compresenza di differenti stili. Nel volume, alla luce delle più recenti proposte di una vasta letteratura artistica, saranno analizzate e illustrate in ordine cronologico le principali imprese decorative (senza tralasciare le più isolate commissioni), puntando l'accento proprio su questa variegata articolazione del panorama pittorico: dopo le imprese di Beato Angelico e Benozzo Gozzoli nella cappella Niccolina nei Palazzi Vaticani, si avvicenderanno difatti (talora con opere in seguito distrutte, ma a volte documentate da disegni o repliche) molti dei principali artisti del Quattrocento italiano, dal Ghirlandaio a Melozzo da Forlì a Piero della Francesca a Mantegna, mentre Botticelli, Signorelli, Perugino e altri si ritroveranno nei primi anni ottanta in quella sorta di grande "riepilogo" della pittura rappresentato dagli affreschi parietali della Cappella Sistina, voluta, così come molte altre imprese, da papa Sisto IV. In parallelo si erano già affacciate nuove forze, con esiti diversi e talvolta isolati: dalla folta produzione di Antoniazzo Romano (unico esempio di "bottega romana" del Quattrocento), alle stupefacenti proposte di Filippino Lippi nella cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva, al ciclo di Pintoricchio (reduce dall'impresa della cappella Bufalini dell'Aracoeli) nell'appartamento vaticano di Alessandro VI Borgia. Il periodo a cavallo tra i due secoli vede anche interessanti sperimentazioni, documentate dagli affreschi del Campidoglio, di Sant'Onofrio e dell'Episcopio di Ostia. Al papa Borgia succede Giulio II (1503-1513), un pontificato che vede l'arrivo a Roma di numerosi pittori (tra cui Lorenzo Lotto, il Sodoma e Sebastiano Luciani, non ancora detto Del Piombo) ma che appare inevitabilmente dominato da Raffaello e Michelangelo, che realizzano due delle principali imprese pittoriche di ogni tempo, le Stanze del Vaticano e la volta della Sistina. Dopo un'analisi circostanziata dei due cicli, il volume procede con le opere pittoriche dei due papati medicei Leone X e Clemente VII in cui svolge un ruolo predominante (ma non unico) proprio Raffaello. Dopo la morte precoce del maestro nel 1520, la sua bottega, retta dal giovanissimo Giulio Romano, concluderà le Stanze con la sala di Costantino, mentre una nuova generazione di pittori si affaccia sulla scena: è lo "stile clementino", di effimera durata. In parallelo con le più celebri imprese verranno ricordati anche episodi in apparenza "minori" o isolati che la critica degli ultimi decenni ha opportunamente rivisto alla luce di una lettura meno dogmatica del divenire artistico.
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