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Spentasi a soli venticinque anni, la poetessa lionese Pernette du Guillet (1520 ca. - 1545) fu brillante allieva, discepola fedele ed amante virtuosa di Maurice Scève, una delle voci poetiche più alte ed originali del Rinascimento europeo. Pernette ebbe per Scève un'importanza ed un valore analoghi a quelli che Beatrice aveva avuto per Dante. Di fatto, le sue Rime (1545, postume) sono l'esile, ma denso canzoniere di un'autrice aristocratica e raffinatissima, profondamente influenzata, oltre che dal Petrarca, dal neoplatonismo di Marsilio Ficino e - forse più ancora - di Leone Ebreo. Tema principale e portante di queste liriche, fra cui spiccano per forza espressiva diversi epigrammi e talune canzoni, è certamente l'amore per Maurice Scève, un sentimento insieme gioioso ed inquieto, complesso ed intenso. Con Scève e l'appassionata Louise Labé, Pernette du Guillet costituisce indubbiamente la terza figura decisiva della poesia lionese rinascimentale in volgare.
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