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scheda di Meliga, W., L'Indice 1997, n. 1
Matteo Frescobaldi, con ogni probabilità figlio di Dino (il poeta dello Stilnovo), è uno di quei rimatori della prima metà del Trecento (muore nel 1348) che fanno della volgarizzazione dell'eredità di Dante e Cavalcanti il loro esercizio poetico, aiutati in questo dalla precedente "normalizzazione" operata da Cino da Pistoia. La scarsa invenzione e l'atteggiamento ripetitivo che caratterizzano la produzione di Matteo, anche nelle prove comico-realistiche, non consentono una lettura ingenua né certo esaltante, tuttavia è proprio il carattere scolastico di una tale esperienza a permetterci di comprendere meglio la letteratura di questo periodo di crisi. Inoltre, riappare in Matteo (come in altri poeti del suo tempo) la poesia di argomento politico, eco delle tormentate vicende del governo di Firenze; è questa un'ispirazione che, al di là dello Stilnovo, dà la mano alla grande poesia gnomica di Guittone d'Arezzo e si avvicina a quella del Petrarca civile.
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