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scheda di Riconda, C., L'Indice 1994, n.10
André Weil (nato nel 1906), uno dei più insigni matematici dei nostri tempi, tra i fondatori del gruppo Bourbaki, ci narra in questo libro dei primi quarant'anni della sua vita. Si tratta dell'autobiografia di uno scienziato e come tale è scandita dai momenti di lavoro e dagli incontri con altre personalità del mondo matematico (e non solo) della prima metà del Novecento. Non si tratta però di un'autobiografia "scientifica", nel senso che il racconto si svolge essenzialmente attraverso aneddoti e riflessioni personali e le indagini matematiche di Weil sono solo citate senza essere spiegate n‚ approfondite. Ne risulta comunque un libro interessante: il fascino maggiore di queste memorie è legato al fatto che l'autore ebbe una vita avventurosa e una personalità curiosa che lo portò a girovagare per il mondo. Le parti migliori del libro sono proprio quelle in cui egli racconta dei suoi primi anni come professore in India e del suo contatto con la civiltà di questo paese da lui molto amato, nonché del periodo in cui si trovò in esilio volontario in Finlandia durante la seconda guerra mondiale, perché non voleva combattere (non già perché fosse un pacifista convinto ma perché, come lui stesso dice, il suo "dharma" era la matematica), una scelta che al ritorno in Francia gli costò la prigione. André Weil si racconta con semplicità e a volte ingenuità, seguendo il filo dei ricordi e inserendo qua e là qualche massima di vita tratta da una sua personale filosofia. Compaiono alcuni accenni alle persone che gli stanno intorno, la moglie e la famiglia; in particolare traspare l'affetto per la celebre sorella, Simone Weil, di cui rispettava le scelte radicali, anche se non sempre le condivideva o le capiva. Giunti alla fine del libro la sensazione è quella di accomiatarsi da un buon amico: non ci spiacerebbe reincontrarlo per sentirlo narrare degli anni successivi al 1947 anno in cui termina la biografia.
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