S. H. ha ventitre anni e nel cassetto l'idea per un romanzo. Con l'intenzione di scriverlo, lascia le pianure del Midwest per un minuscolo appartamento nell'esuberante New York degli anni settanta. L'inizio in città è difficile e per molto tempo le fanno compagnia solo i libri e la voce della vicina, Lucy Brite, che, oltre la parete, ripete a tutte le ore una nenia triste e angosciante... La protagonista allora non può sapere cosa rappresenterà quel passato, quasi un prologo alla vita, per la S. H. di un futuro anteriore, o per quella di oggi, sessantenne al capezzale della madre morente. Ma la verità di un'esperienza vissuta è nel ricordo che ne conserviamo o nella versione che scegliamo di raccontare? In un giorno d'agosto del 1978 S. H. arriva a New York. Nel suo bagaglio di ventitreenne che non ha mai lasciato il Minnesota porta la laurea in lettere a pieni voti, un romanzo da scrivere, e la voglia di quelle avventure che solo la Grande Mela può offrirle. Dal suo minuscolo e squallido appartamento di Manhattan ogni giorno la ragazza parte all'esplorazione della città in compagnia di un taccuino e degli eroi del suo romanzo che prende forma. Finalmente può percepire con tutti i sensi quel mondo che sembrava esistere solo attraverso le parole dei suoi autori preferiti, e che ora è a portata di metropolitana. Anche se i primi giorni sono difficili, complice una dolceamara solitudine, S. H. sa che sta per vivere esperienze straordinarie, di quelle che hanno il sapore inconfondibile delle cene senza pretese tra amici, degli amori tormentati della giovinezza, della meraviglia di quotidiane iniziazioni. Quelle esperienze che, restituite a una pagina di diario, conservano la loro intensità per chi ne ha scritto il racconto. Proprio come succede a una S. H. oggi sessantenne, che ritrova il suo taccuino mentre riempie gli scatoloni per il trasloco dell'anziana madre in una casa di riposo. I resoconti autentici del suo «io di un tempo» liberano ricordi che S. H. credeva imprigionati nelle segrete della memoria: le chiacchierate con Whitney, l'amica che la chiamava «Minnesota», la tragica fine dell'amore con Malcolm Silver - era poi amore? -, le indagini di Ian e Isadora, i suoi personaggi rimasti per sempre nel limbo dei romanzi potenziali. E, in un sottofondo ostinato, le cantilene struggenti della vicina Lucy Brite, un'entità fatta di sole parole, fino alla sera in cui la donna irrompe nell'appartamento di S. H. e la salva da un'aggressione, determinando il futuro corso degli eventi. «Ricordare è cambiare», scrive Siri Hustvedt, consapevole che il passato è incostante, e assume una sfumatura diversa ogni volta che ci giriamo a guardarlo. Ricordi del futuro è il racconto di quelle sfumature, effimere perché solo attraverso la narrazione possono svelarci qualcosa di piú sul presente. E su ciò che siamo. «Siri Hustvedt sovrappone un "io" immaginario al suo "io" reale: osservati l'uno e l'altro in controluce svelano verità inaspettate». «The Guardian» )
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