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Il libro mi sembra poco scorrevole e un po' pesante da leggere. Tuttavia la prima parte, che racconta la storia dei luddisti, è molto interessante perché racconta cosa poco studiate a scuola. La seconda parte invece parla dei luddisti nel presente e la ho trovata meno interessante, forse perché é meno storica e più ideologica, nel senso che più che fatti racconta il punto di vista dell'autore, ambientalista e un po' anticapitalista.
Recensioni
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Il bosco di Sherwood in Gran Bretagna è conosciuto per la leggenda di Robin Hood. In queste terre è accaduto anche altro, ovvero è stato il luogo della rivolta dei luddisti. Il luddismo è il movimento dei tessitori inglesi dei primi dell'Ottocento, che si opposero alle nuove macchine tessili della rivoluzione industriale. I luddisti tentarono una lotta contro una certa tecnologia e un certo tipo di progresso che stavano distruggendo le loro tradizioni vale a dire saperi, forme di solidarietà, pratiche di vita, arte e comunità. I luddisti tentarono in questo modo di farsi giustizia da soli, in mancanza di un governo che salvaguardasse la loro autosufficienza economica, che comprendeva la vera civiltà fatta dalle comunità di vicinato, la casa, i campi, il mercato in piazza, le abilità del lavoro manuale. L'autore di questo libro vuole liberare i luddisti dalla storiografia ufficiale che li descrive come ottusi demolitori di macchine e raccontarli invece come l'unico movimento popolare che riuscì a capire cosa l'industrialismo avrebbe significato per l'umanità e la natura.
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