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Anno edizione: 2016
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Che dire, nessuno si aspettava più che i Green Day ritornassero dopo il fiasco quasi totale di Uno Dos e Tré del 2012. Invece con questo lavoro la band californiana fa un coraggioso "passo indietro", una sorta di presa di coscienza di dover ritrovare la bussola musicalmente e interiormente. Infatti Revolution Radio è forse il disco più introspettivo e autobiografico composto dal Trio: i brani sono quasi tutti godibili e orecchiabili, solo il singolo "Bang Bang" (che sembra rifarsi a sonorità dei passati Nimrod e American Idiot) ha un piglio più violento e aggressivo. Si viene introdotti da una buona Somewhere Now che col finale pieno di riff da battaglia ci porta a Bang Bang, per poi passare a una più "pop" Revolution Radio; Say Goodbye è uno dei pezzi migliori del disco, catchy al punto giusto e tosta quando serve. Bouncing off the Walls, Too Dumb to Die e Troubled Times sono 3 bei pezzi che rappresentano il giusto mix fra "vecchio e nuovo" che la band ha voluto costruire; meritevoli di attenzione particolare sono Still Breathing e Forever Now: il primo è una piccola perla in cui Billie Joe si mette a nudo cantando di come anche i peggiori guai (tossicodipendenza, alcolismo) possano essere combattuti, il secondo è la canzone più lunga e più ambiziosa del disco, che nel finale va ad associarsi con la "gemella" Somewhere Now creando un corale crescendo finale. A chiudere l'album ci pensa Ordinary World, ballad acustica senza pretese, semplice e diretta che alleggerisce l'atmosfera per salutare l'ascoltatore -come già succede nei concerti live della band da oltre 15 anni con l'ormai classica Good Riddance (Time of your life).
Il nuovo, entusiasmante 12° album in studio dei Green Day - "Revolution Radio" il titolo, uscito per la Label Reprise Records - non ha deluso assolutamente le mie aspettative, anzi lo trovo veramente molto bello e pregevole. Uscito oggi (e già acquistato ed ascoltato) é il ritorno ad un disco Pop Punk/Punk Rock immediato dopo i fasti delle 2 Pop Punk Opera (gli unici ad essersi cimentati in Concept, soprattutto così riusciti, nel genere) di "American Idiot" (2004) e "21st Century Breakdown" (2009) e del (in pratica triplo) album "¡Uno", "¡Dos!", "¡Tré!" del 2012. Sono 12 canzoni una più bella dell'altra veramente tra cui doveroso citare tra le mie preferite "Bang Bang", "Still Breathing", "Too Dumb To Die" (magnifiche tutte e 3, già dei classici a mio avviso), l'iniziale "Somewhere Now", "Say Goodbye", "Bouncing Off The Wall", "Troubled Times" e la conclusiva "Ordinary World". Molto incisivi e riusciti anche i testi di Billie Joe secondo cui l'album «va dalla vita di un tossico a quella di un giocatore d'azzardo, da una madre single a un soldato secondo il modo in cui tutti noi siamo intrecciati gli uni con gli altri». "Forever Now", 11ª traccia, è l'unico brano invece costruito sotto forma di Suite come ad es. "Jesus Of Suburbia", "Homecoming" (da "American Idiot") e "Dirty Rotten Bastards" (in "¡Tré!"): riuscito anch'esso. Il voto non può che essere alto in conclusione... i Green Day non deludono veramente mai. Una carriera oramai 26nnale (anche se nacquero come "Sweet Children" nel 1986 e quindi festeggiano quest'anno di fatto il trentennale) sempre ad alti livelli la loro.
Recensioni
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