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L’antologia di Roger McGough pubblicata da Medusa raccoglie versi tratti da quattro raccolte uscite in Gran Bretagna tra il 2009 e il 2021. McGough, nato nei pressi di Liverpool nel 1937, oltreché poeta è drammaturgo, performer teatrale, autore di testi per l’infanzia e conduttore da più di vent’anni del seguitissimo programma radiofonico della BBC Poetry, Please. L’ironia e lo sberleffo al paludato stile accademico dei lavori inaugurali, si mantennero anche nelle sue produzioni successive, sempre improntate all’ironia e all’autoironia, e soprattutto a una grande abilità divulgativa. In questa scelta antologica permane l’entusiastica adesione a un’esistenza vissuta intensamente, senza censure o rimpianti, anche nell’età più avanzata, da godere con dinamismo e gioiosità, pur nella consapevolezza dell’avvicinarsi della fine: “Non c’è cura per l’invecchiamento / La morte sarà incurabile, ma diventare vecchi non è una malattia”. Convinto che l’essere anziani non sia una condanna, ma una stagione della vita da affrontare con pienezza, ne tratteggia con arguzia e spietata sincerità pregi e difetti, schernendo anche “L’eterno riposo” con un invito ad andare in discoteca: “Alza il volume, abbassa la Luce Perpetua, / e lasciali divertire. Amen”. Convinto che l’eternità celeste auspicata da molti sia noiosissima, McGough dedica numerose composizioni del suo ultimo volume all’attualità, alle abitudini mantenute con scarso spirito critico e al ruolo pubblico e privato rivestito dalla poesia, arte inutile, non remunerativa, tuttavia disinteressata, e talvolta addirittura nobile: “Facciamo festa per la nascita della poesia / Per il bisogno di interrogare, ispirare e creare / Che se ne elenchino i modi. Facciamo festa”. Perché, come scrive Franco Nasi nella postfazione, “La poesia è una cosa che ci riguarda, che riguarda le nostre vite, e che può aiutarci a dare qualche risposta”. Quindi, "Poetry, Please".
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