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Sentimenti torbidi, sesso sfrenato, ipocrisia e avidità possono dar fastidio, in un racconto, se sono utilizzati come espediente. Quella di Manlio Monti è un’operazione ben diversa. Carlo Collina ha un’ossessione : un’ adolescente diavoletto dai capelli rossi che fa impazzire i maschi di desiderio e che a sua volta non può fare a meno del sesso. Ad una lettura superficiale, questo può apparire il solito romanzetto soft core che astutamente occhieggia ai soliti “guardoni intellettuali”. Tutt’altro. Tanto si è detto riguardo i “vizi privati e le pubbliche virtù” della provincia italiana. “Rebecca” ci offre uno spaccato autentico, perciò nudo e crudo, degli usi e costumi della provincia romagnola, coprendo un periodo di oltre vent’anni. Una post dolce vita che fa da sfondo all’intera vicenda. Donne e motori sono la superficie di un mare dove nuotano squali affamati. Sotterfugi, intrighi, menzogne e colpi bassi non vengono risparmiati a nessuno e da nessuno. Le singole psicologie e l’ambiente socio culturale si fondono e confondono, nella storia, in un perverso gioco al massacro, in un ambiente dove “il più pulito ha la rogna”. In tutto questo, il sesso è, si, centrale, ma nello stesso tempo viene usato e vissuto dai protagonisti come ancora alla quale aggrapparsi per evitare una deriva completa della propria vuota e arida esistenza. La passione, inconfessata, lacera e consuma il protagonista, giorno dopo giorno, negli anni, mentre attorno a lui vengono tessute , come sottili tele di ragno, improbabili alleanze e accordi d’interesse, si formano coppie sulla base di calcoli economici. Il tutto con un fine ben preciso........ E allora: sesso per firmare contratti, sesso per aquisire società, sesso per far fallire il rivale o l’ex amante. Premettendo che molti romanzi sono inevitabilmente autobiografici in modo più o meno palese, si ha l’impressione che l’Autore abbia vissuto in prima persona molti degli episodi raccontati. Carlo è figlio del suo tempo: un “rampante” in perfetto stile anni ’
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