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"Che cosa ha da dire Ratzinger, teologo e papa, ai ‘non credenti’ di oggi? Che idea ha del dialogo?". Questi gli interrogativi cui cerca di rispondere Fabrizio Mastrofini, giornalista di Radio Vaticana, nel suo libro "Ratzinger per i non credenti", appena uscito per i tipi della Laterza (pp. 119, euro 10). In una società nella quale la "non credenza" è ormai diventata una condizione strutturale dell’Occidente, la Chiesa si trova ad essere "minoranza in contesti sociali e culturali dove fino a trent’anni prima era maggioranza", ecco che i Paesi un tempo cattolici diventano "terre in cui esercitare una nuova evangelizzazione". Questa è la consapevolezza che, secondo Mastrofini, ha ispirato il pontificato di Joseph Ratzinger, e qui risiede la sua "modernità": Ratzinger ha capito "che esistono ambiti nuovi verso i quali rivolgersi e che occorre superare le ‘etichette’ troppo facili del passato". Entro tale cornice si inquadra la sua attenzione verso quel mondo laico fatto di ‘non credenti’ eppure "cristiani nel profondo" con i quali è possibile avviare un dibattito sul destino della società occidentale e sulle conseguenze distruttive di una modernizzazione priva di vincoli etici e morali. La stessa battaglia sulle radici cristiane dell’Europa è stata condotta proprio all’insegna di un cristianesimo concepito come "fatto culturale", sul quale potessero convergere anche sensibilità laiche del tutto estranee a qualsiasi appartenenza ecclesiale. (e.c.) (1-segue)
(Seconda parte) A fondamento di questa proposta di dialogo vi è un nucleo dottrinale di "una coerenza straordinaria", che ha attraversato sostanzialmente intatto le varie tappe attraverso le quali da giovane studioso di teologia Joseph Raztinger è salito fino al soglio pontificio. É nella solidità inscalfibile di questo nucleo dottrinale che Mastrofini individua però il grande limite teorico della visione del dialogo di Benedetto XVI. Lo stesso problema, lo stesso limite invalidante, si ripropone sul piano del dialogo ecumenico e di quello intraecclesiale. Il "relativismo" contro cui combatte Ratzinger - frutto avvelenato della secolarizzazione che ha investito la società occidentale – è infatti penetrato all’interno della Chiesa stessa e contro di esso va promossa un’azione decisa di recupero dei fondamenti della fede che prevede una forte limitazione nella ricerca teologica. E questo – in perfetta continuità con la Donum veritatis del Ratzinger prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – rivela con grande chiarezza la visione che l’attuale papa ha del rapporto tra teologia e magistero: la ricerca teologica deve attenersi strettamente alla via segnata dalla ortodossia che si esprime nei pronunciamenti dei vescovi, della Curia romana, del papa stesso. "Nessuna eco - commenta Mastrofini - della ricchezza sperimentata durante i lavori del Concilio". E a riprova di come la libertà di ricerca sia solo proclamata, ma negata nei fatti, vi sono le numerose condanne al silenzio che lo stesso Ratzinger ha pronunciato durante gli anni alla guida della Cdf.(e.c.- Recensione apparsa su "Adista" 71/2007)
Mi sembra un ottimo lavoro e lo sto consigliando ai miei amici e dunque anche qui su questo sito. Mi pare che il libro chiarisce bene i termini del dibattito cui assistiamo: il ritorno del latino, la visione teologica del papa, la sua impostazione di chiesa, perchè interviene sempre su etica, matrimonio e vita e molto poco sul resto, cosa ha fatto da cardinale, sui temi della libertà di ricerca e così via. Chiaro il testo anche se la lettura è certo impegnativa, sintetico al punto giusto. ciao a tutti.
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