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L'esordio della ventinovenne americana Freudenberger, preceduto dalla pubblicazione del primo, eponimo, racconto di questa raccolta sul "New Yorker", è stato accolto con favore dai critici statunitensi. L'autrice, attingendo, come si evince dalla nota biografica, dalla propria esperienza personale, ha cercato di ricostruire, nei cinque racconti del volume, attraverso il punto di vista di altrettante figure femminili, l'esperienza dell'"estraneità", della sospensione, del senso di irrealtà e di distacco che caratterizzano l'immersione in una cultura diversa e lontana dalla propria. Le cinque donne tratteggiate da Freudenberger, colte in età e momenti di vita diversi, sono accomunate da un percorso di ricerca di identità, di confronto, di ricongiunzione di passato e presente, che viene innescato dal difficile inserimento in una società, quella asiatica, distante e antitetica rispetto all'origine americana dei personaggi. Il contrasto culturale diventa dunque spunto per alludere a una condizione sospesa, priva di certezze, contraddittoria, sempre amplificata, nella trama dei racconti, dall'importanza dell'elemento sentimentale, fattore in grado di conciliare e, al tempo stesso, portare alle estreme conseguenze, le sensazioni simultanee e contrastanti di emarginazione e di integrazione. La costruzione dei racconti sembra mirare a ricreare la rarefazione e l'incertezza dell'esperienza del "dislocamento", puntando su un'ambiguità dei dialoghi, delle situazioni, dei personaggi. Proprio in questo intento sembra però di avvertire nell'autrice qualche incertezza e ingenuità che sfociano (soprattutto nel racconto che chiude la raccolta) nell'opposto di una letteratura un po' didascalica, laddove l'attenzione prestata al tema della differenza culturale, l'abbondanza di dettagli che mirano a fornire al lettore una conoscenza di usi e costumi diversi da quelli occidentali sembrano prendere il sopravvento, spesso, sulla ricerca di una forma espressiva matura e originale.
Teresa Prudente
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