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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 1975
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Ottima edizione, i racconti sono permeati da un'atmosfera unica. Assolutamente consigliato
Sarà che amo la letteratura russa, ma ho letto questi racconti con vero piacere. Occorre leggerli con calma, magari in un'intima serata invernale, lasciandosi trasportare nelle atmosfere nevose di San Pietroburgo, per entrare a poco a poco nell'autentica quotidianità di questa vasta varietà di esseri umani, dipinti sempre con un magistrale tocco di delicatezza ed ironia. Ma davvero ci sarà di che spaziare, scoprendo ad ogni angolo uno scorcio diverso: personaggi a volte più dettagliati, altre volte semplicemente schizzati con pennellate da impressionista, sempre e comunque creature in balia degli eventi, su cui mai l'autore eleva un giudizio morale. Fra tutti, mi è rimasto nel cuore "Angoscia": "Ma la gente corre, senza accorgersi né di lui né della sua angoscia...E' un'angoscia immensa, che non conosce confini. Se scoppiasse il petto di Iona, e se ne riversasse fuori l'angoscia, essa, gli pare, inonderebbe tutto il mondo, ma nondimeno non la si vede. Essa ha saputo trovar posto in così minuscolo guscio che anche alla luce del giorno non riesci a vederla..."
Nel racconto “Il monaco nero” un giovane intellettuale stressato in cerca di nuova vigoria, accetta l’invito di amici a trascorrere un periodo di riposo in campagna. Nel mentre ritempra il proprio spirito passeggiando in mezzo alla natura va in estasi colmando la propria eccitazione sdoppiando da sé il proprio alter ego e raffigurandoselo come un monaco col quale intrattiene solitari e gratificanti colloqui. Per qualche tempo riesce a non fare trapelare le sue visioni e nel frattempo colma la propria estasi sposandosi. Ma la moglie una notte lo sorprende durante uno dei suoi solitari colloqui e lo induce a farsi curare questa strana pazzia che lo esalta facendogli credere di essere un “eletto di Dio”. Ridiventato normale dopo la cura, recrimina di avere perso la gioia della vita incolpando moglie e suocero di averlo indotto ad abbracciare le ovvie consuetudini . Si può interpretare come una riflessione sulla sensazione di disadattamento sociale sofferta dai precursori delle scienze a causa delle “visioni” solitarie di cui godono in anteprima, visioni che li isolano e li distaccano dagli altri comuni mortali. Ma questo è solo uno dei tanti bei racconti dell'opera.
Recensioni
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