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L'abbandono di John De Leo e il successivo arrivo di Luisa Cottifogli ha causato una svolta nella musica dei quintorigo. Se musicalmente sono ancora uno dei migliori gruppi italiani, Luisa, nonostante sia bravissima, ha una voce anonima e tutti i brani ne risentono. I testi delle canzoni sono poi troppo ricchi di giochi di parole e di assonanze, nulla a che vedere con le poesie scritte da De Leo. La valutazione finale e' quindi piuttosto bassa, soprattutto se confrontata con i lavori precedenti del gruppo.
Quinto disco di nome e di fatto per i Quintorigo, interessante formazione emersa grazie all’intelligenza e all’originalità della loro proposta che mescola con estrema versatilità suoni e generi musicali. E’ tempo di fare un bilancio della propria carriera e anche di voltare pagina dopo la separazione da John De Leo, ex leader del gruppo. Il cambiamento è evidente con l’inserimento di Luisa Cottifogli (anche conosciuta come Lù), sperimentatrice vocale che spazia dalla lirica al jazz, dalla musica antica a quella contemporanea, dal blues alla musica etnica, vantando un background di tutto rispetto e collaborazioni con Ivano Fossati, Lucio Dalla, Giovanna Marini, David Riondino e Andrea Parodi. I Quintorigo rileggono così il meglio di sette anni di lavoro, tenendo presenti “le corde” della Cottifogli che riveste di nuove atmosfere e incredibili virtuosismi vocali tutti i brani. Ritroviamo "Rospo" (Premio della Critica Sanremo ‘99), "Grigio", "Kristo sì!", "Nero Vivo", la cover "Highway Star" dei Deep Purple, mentre manca la sanremese "Bentivoglio Angelina" (2001). L’album si completa con due inediti: "The Robots" dei Kraftwerk, storico gruppo elettropop tedesco, e "Danza delle sciabole", tratta dall’atto finale del balletto Gayaneh del compositore armeno Aram Il’yich Khachaturian. Si apre un nuovo capitolo della storia dei Quintorigo che non tradisce le origini e le aspettative. Sempre all’insegna della sperimentazione, caratteristica senza la quale non avrebbero più ragione d’essere.
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