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Bach è difficile? È severo? È insolubile?
In verità, la concezione che Bach aveva della musica non è argomentabile a cuor leggero. Essa non è mai una specie di ‘gioco infantile’, volto ad un effimero divertimento. Come fenomeno acustico composto da due parametri fondamentali, quali il ritmo e l’ampiezza intervallare, è di certo linguaggio universale, di tutti i tempi, passati, presenti e futuri. E – come già per Guido D’Arezzo nel Micrologus – è un oggetto comprensibile da uomini di ogni età e di ogni sesso. Tuttavia, la Musica è anche fenomeno sociale e politico, per cui resta impregnata dei colori, dei profumi e delle idee prevalenti nelle situazioni storiche in cui è stata generata. Una tipologia significativa è costituita dai brani tastieristici qui esaminati, scritti da Johann Sebastian Bach per la gioventù.
Il libro nasce con l’intento di purificare tali composizioni bachiane dalle sedimentazioni culturali e sociali che vi si sono sovrapposte, riconducendole al loro splendore originario, proprio per i giovani per i quali innanzitutto vale il precetto «Nihil volitum nisi præcognitum».
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