Querce sul Mediterraneo

In una Napoli, irriconoscibile di fine '500, Vincenzo è il frutto di un amore proibito, tra un nobile, ed una sarta entrambi al servizio di un futuro vicerè spagnolo. A quasi metà del libro banalmente, si arriva già alla conclusione, la madre del piccolo muore, il nobile padre ancor più nobile dentro, decide di aiutare economicamente il ragazzo, cresciuto con i nonni,studierà, imparando sempre la nobile arte del maestro d'ascia. Con l'aiuto di un altro importante personaggio che dovrebbe restare nell'ombra fino alla fine ma si capirà subito che egli è il mentore, del giovane Vincenzo, costruirà prima nella sua mente, poi sulla carta e in ultimo nei cantieri navali di Napoli, le navi della grande flotta spagnola che combatterà con la Lega Santa a Lepanto, alla vittoria contro i Turchi. In quella battaglia salverà la vita allo zio nobile senza saperlo, poi,il piccolo stemma che porta infilato ad una collanina svelerà tutto. Ritorno a casa, con relativo riconoscimento da parte del padre e benefici di un lascito feudale. Avverto il lettore che deve essere paziente per la trama più che scontata, ed il finale pessimo, credevo di avere un poco di luce da Gherardo Mengoni, di professione ingegnere meccanico, sulla costruzione almeno delle navi ma... Una napoli quella del Mengoni banale, che non rispecchia quella fin de siècle del '500 che si preparava a quel grande laboratorio all'aperto, d'arte e costume che fu il '600 napoletano, preludio all'illuminismo... Coraggio e in bocca al lupo.