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Il testo riporta critiche rivolte contro ecclesiastici deboli o corrotti dall’antichità all’Ottocento senza particolari specificazioni. Numerose di esse potrebbero essere perfettamente applicate all’attuale drammatico disorientamento post-vaticano-secondo, cui S.Caterina potrebbe dire: Mirano a moltiplicare la gente, non la virtù. Sono ciechi radunatori di ciechi. Si rilevano sviste (la lingua dei Papi è il Latino, non l’Italiano p.17; non esistono grandi ideali laici p.18) ed errori storici: la distruzione massonica dello Stato Pontificio sarebbe stata benefica, mentre solo la fermezza di Pio IX ha evitato che i Papi fossero ridotti a cappellani dello Stato Italiano, cosicché Pio XI ottenne con i Patti Lateranensi un minimo di necessaria autonomia territoriale. Pio IX stesso reputava un pesante fardello il ruolo di Papa-Re, ma lo Stato Pontificio offriva autonomia finanziaria, che viene ora supplita dallo IOR con risvolti ben noti. Antonio Rosmini tuonava contro le 5 piaghe della Chiesa, ma “cattolico liberale” era allineato al potere dell’epoca e si dedicava persino allo spiritismo (S.Cigliana: Spiritismo nell’età positivistica. in Esoterismo, Storia d’Italia Annali 25, Einaudi 2010). Montini, che denunciava il fumo di satana penetrato (p.108), non assumeva però iniziative per eliminarlo. La Chiesa Cattolica e gli ecclesiastici, i quali dovrebbero tendere alla santità più dei comuni Cristiani, come ogni entità di questo mondo non possono prescindere dalla materialità. Rabbini, imam, pastori protestanti sono esenti da difetti peccati scandali? Il titolo farebbe sperare in un’analisi serrata delle deviazioni post-vaticano-secondo, dell’acquiescenza con il potere mondialista, con l’andazzo mainstream espresso oggi da affermazioni come “Chi sono io per giudicare?”. A questo riguardo però Gambi si limita a qualche striminzita citazione da Ratzinger e da Socci (p.134 sgg).
Recensioni
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Ho parlato ad un illustre porporato della mia idea di tentar di risvegliare l’antica veemenza del linguaggio dei santi per combattere le brutture che si annidano negli ambienti ecclesiastici, evocando l’espressione “anticlericalismo cattolico”. Il cardinale prima mi ha sonoramente rampognato, ricordandomi quanto sia bello appartenere alla Chiesa. Poi ha iniziato a prendersela con preti, vescovi, conferenze episcopali e persino Papi. Finendo per ammettere di aver sempre avuto uno spiccato spirito critico. La considero una sorta di benedizione, da cui traggo lo stesso schema. E quindi inizio dicendo: appartenere alla Chiesa cattolica è il dono più grande che Dio mi potesse fare. E si sa che a caval donato non si guarda in bocca. Tuttavia...
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