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resta sempre un grande classico degli western...
Il valore di questo film non si discute, quindi la mia è soprattutto una precisazione a margine di alcune delle recensioni precedenti. Alcuni recensori non sembrano rendersi conto che il western classico non aveva bisogno degli "approfondimenti psicologici" di moda oggi perchè non solo non doveva reinventare niente, ma voleva narrare storie avvincenti nel quadro di uno schema morale ben preciso, in cui agiscono forze archetipali e senza tempo quali le passioni umane: accusare il regista di essere inattendibili o inverosimile o approssimativo è come rimproverare Omero perchè si è concentrato su alcuni mesi della guerra di Troia senza trattare tutti i dieci anni dell'assedio. D'altra parte, gli spettatori dell'epoca avevano abbastanza fantasia da saper riempire eventuali vuoti narrativi da soli, senza dover essere presi per mano ad ogni passo da regista e sceneggiatore, come evidentemente succede a molti oggi. Che Van Heflin e Glenn Ford siano "fuori ruolo" è assolutamente opinabile: anzi, è più che ovvio che sono stati scelti per la parte non solo perchè antitetici tra loro ma anche e soprattutto perchè apparentemente inadatti alla parte. Anzi, bene ha detto quello spettatore che ha scritto che Glenn Ford interpreta un "grande tentatore": da qui l'apparente "incongruenza" tra la ferocia del bandito e le sue buone maniere a tavola (anche Hitler nella vita privata, a detta degli osservatori neutrali, era una persona cortese e a tratti persino piacevole), che sono l'equivalente del proverbiale pugno di ferro nel guanto di velluto. Michele Bettini ha criticato quelli che "si uniscono al branco" nelle critiche positive senza sapere bene di che cosa stanno parlando, e che sarebbero gli stessi che apprezzano anche Sergio Leone: per quanto mi riguarda, non ho mai amato Leone e sono sempre stato, sono e resterò un ammiratore del western americano classico, compreso "Quel treno per Yuma".
Molto carino ed ironico a tratti. Piacevole
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