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Dettagli

2022
15 marzo 2022
288 p., Rilegato
9788804746126

Descrizione

Per sostentare la madre malata, Osvaldo ha bisogno di carne, e parte a caccia di camosci. Si prepara a passare parecchio tempo nel freddo del bosco, quando si imbatte in quello che sembra un enorme colpo di fortuna. Un camoscio appena ucciso, e sepolto nella neve dai cacciatori, che verranno a riprenderselo. Osvaldo cede alla tentazione e prende il camoscio. Non ci vorrà molto perché i legittimi proprietari, i gemelli Legnole, due brutte persone, di corpo e di anima, vengano a sapere chi ha rubato il loro camoscio. E decidano che il colpevole dovrà pagare con la morte. Inizia così per Osvaldo un anno di vita in mezzo ai boschi e alle montagne, tra agguati, pedinamenti, rischi mortali, in fuga dalla ottusa follia dei gemelli, fino al sorprendente finale. Mauro Corona, ispiratissimo, ci regala un romanzo travolgente, ricco di colpi di scena, e animato da personaggi tanto realistici quanto archetipici.

Valutazioni e recensioni

4,3/5
Recensioni: 4/5
(11)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Un libro in cui, finalmente, ho in parte ritrovato il Corona dei primi tempi.

Recensioni: 5/5

Libro meraviglioso nella parte iniziale...speravo di aver ritrovato il Corona dei primi tempi...le descrizioni dei luoghi e degli stati d'animo mi hanno letterlmente incollata al libro... Poi nell'ultima parte si è perso un po tutto...finale veloce, freddo e poco coinvolgente rispetto a tutta la prima parte del romanzo... Peccato

Recensioni: 5/5

Un libro sensoriale, tridimensionale, dove Natura e sentimenti sbucano prepotentemente da ogni pagina. Passo dopo passo, tra boschi e nevi, tra vette ed abissi, camminiamo con Osvaldo ed entriamo nel suo mondo e nella sua mente, provando nostalgia quando dobbiamo lasciarlo

Recensioni: 5/5

Un gradito ritorno, questo di Corona, ripresentatosi nel 2022, con un romanzo all’altezza di alcuni del passato per contenuto, temi, e questa volta persino di buoni sentimenti. Doveroso però scindere il romanzo, in due distinte parti: - la prima dove sembra di seguire un suo monologo a Carta bianca, dove non brilla certo per compostezza e serena partecipazione al dialogo. Con qualche richiamo pure all’originale imitazione che ne fa Crozza, per le stravaganti curiose banali citazioni. - la seconda invece dove emerge la superlativa vena creativa e descrittiva dell’autore, capace di farci emozionare per una serie sempre crescente di episodi, consegnandoci Osvaldo, il protagonista del romanzo in una dimensione decisamente più umana e sentimentale. Questo grazie ad un doverosa benevole osservanza al mondo in cui viviamo, in cui non solo le persone vive meritano rispetto, ma pure i nostri cari passati a miglior esistenza, continuano a seguire il nostro percorso, ripresentandosi a noi in forme misteriose, che solo con attenzione riusciamo a comprendere, illudendoci di continuare a dialogarci; Il tutto con una doverosa attenta rispettosa attenzione all’ambiente e le forme vegetali ed animali che dividono con noi questi spazi, che non sono esclusivamente nostri, in quanto avuti a prestito. Ambientato prevalentemente tra i monti della sua Erto, per spaziare verso il vicino territorio bellunese, destinazione finale per vivere le conclusive ultime sue stagioni. Ricco di citazioni a personaggi realmente esistiti, come scalatori, sciatori di fondo, primari ospedalieri, citati nel testo; dove non mancano riferimenti severi a suo padre, reo di essere stato un personaggio molto discusso e dai comportamenti tutt’altro che benevoli verso la famiglia. Voto 5/5 (meritatissimo).