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Anno edizione: 2008
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Non si tratta di una ricostruzione storica nel senso comune del termine ma di un analisi più o meno condivisibile delle ragioni o motivazioni che portarono l'imperatore Costantino alla conversione con la conseguente affermazione del Cristianesimo.Il testo a volte non è di facile lettura,( considerando anche le frequenti divagazioni e note, forse non sempre necessarie), inoltre credo che la traduzione non sia impeccabile. Grave e fuorviante, ad es. è lo strafalcione che rende il termine Cristogramma con Crisma.
La vulgata dei libri di storia descrive il confronto tra paganesimo e cristianesimo come un vero e proprio "scontro di civiltà", con le persecuzioni come momento topico. E' quanto mai suggestivo seguire quindi la descrizione della protratta coesistenza quasi-pacifica fra le due religioni nel quarto secolo d.C., con i debiti e gli scambi che l'una deve all'altra: culto dei santi come prolungamento del politeismo che vedeva gli dei come numi tutelari dei singoli territori, la preghiera intesa non più solo come lode all'Onnipotente ma come richiesta di grazie e miracoli personali. E contemporaneamente, l'emergere di un paganesimo colto e umanistico, almeno in alcune classi sociali, che - al di sopra delle pittoresche divinità - si riferisce sempre più spesso ad una divinità superiore. Contemporaneamente, apprendiamo che non solo di martiri era formata la comunità cristiana, ma di molti "lapsi", che avevano cercato di sfuggire alle persecuzioni, come fecero secoli dopo i "marrani" di fronte alle persecuzioni antigiudaiche dei cristiani. In margine, nell'intero libro non viene mai citato il nome dei papi di allora, a riprova della minore centralità che essi ricoprivano nella chiesa del tempo.
Si dica quello che si vuole, ma preferisco l'Imperatore Eugenio, un cristiano tollerante verso i pagani, cultore profono delle lettere classiche, a Teodosio, un cristiano falsamente detto il Grande, intollerante, fanatico e ignorante. Per questo gli ho dedicato la mia email.
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