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L'arte e la forza del molteplice femminile Questo è un piccolo libro, piccolo per il numero di pagine, ma denso e significativo per i contenuti che presenta. E' una lettura piacevole che fa riflettere e che lascia, a mio parere, un importante segno nel lettore. Nonostante il titolo, non è un libro di critica d'arte (questo gli autori lo chiariscono subito) ma un libro che in molti artisti vissuti tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento (da Dante Gabriel Rossetti a Balthus, passando per Rops, Moreau, Klimt, Schiele e altri) individua coloro che hanno saputo cogliere "aspetti di alterità e molteplicità della donna, restituendole sfumature inconsuete e diverse forme di interiorità[…] in un’apertura tale di differenziazione, da scardinare il concetto di bellezza assoluta e costruita secondo criteri canonici”. L'arte crea le donne (e non la donna) in quanto lo sguardo acuto e sensibile degli artisti permette loro di vedere la tenerezza della madre, la sensualità della donna fatale, la vitalità, la forza delle donne e quella libertà che esse iniziavano a conquistare proprio in quei decenni. E tante tipologie femminili vengono individuate nella seconda parte del libro attraverso un'analisi che passa dalla pittura alla letteratura sconfinando nella filosofia, nella sociologia etc, attingendo a piene mani a un vasto retroterra culturale e con uno sguardo che supera la rigidità dei comparti disciplinari. In un periodo come il nostro in cui è forte il rischio di omologare e di standardizzare tutto, anche noi stessi, e in cui i media sembrano presentare un unico modello possibile di bellezza e di personalità, questo libro risulta prezioso contro la "dittatura dell'apparire" e la "banalità del bello unico", facendoci scoprire la forza e l'armonia delle differenze e della molteplicità.
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