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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2023
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Avevo grandi aspettative su questo libro, ambientato sulle montagne del Nord Est, dove abito. Ho trovato alcuni spunti interessanti, ma non mi ha entusiasmato. È scorrevole e si legge facilmente, ma di "punti alti della felicità" molto pochi: l'ho trovato abbastanza malinconico e questa non è la mia idea di montagna. Oltretutto c'è un errore nel nome del lago sopra Pramosio: non è lago Avasinis, ma lago Avostanis. Questo errore ha condizionato un po' la lettura del libro. Peccato.
Sono quattro le montagne che hanno segnato la vita di Pietro. Sono le cime che gli hanno raccontato dell’amore, della mancanza di certezza dell’esistenza, del fallimento. E della morte. Che troppo spesso è presente tra le cime. Questo romanzo, tra storie del presente e del passato, ci racconta del Monte Dolada in Alpago, del passo Vrsic in Slovenia e dei friulani Monte Canin e Montasio. E ce lo racconta attraverso le esperienze di vita di Pietro, ma anche con le leggende che ancora gli abitanti si tramandano di anno in anno. Non ringrazierò mai abbastanza Cognetti, che con il suo “Le otto montagne” mi ha fatto scoprire tutto quel ramo della narrativa dedicato appunto alle montagne e alle storie ad esse legate. La voglia di leggere romanzi di questo tipo si è poi rafforzata scoprendo “La manutenzione dei sensi “ di Faggiani altra opera favolosa di cui ho scritto in precedenza. Il libro di Daltin mi è piaciuto altrettanto, anche perché da tempo ho in programma di scoprire le montagne del Friuli Venezia Giulia e ho trovato un sacco di spunti in queste pagine. Trovo poi molto azzeccata questa idea di associare una montagna ad ogni fase di vita dell’uomo e trovo che l’autore sia stato molto bravo nel associare ad ogni racconto un insegnamento relativo alle cose fondamentali dell’esistenza umana. Ed effettivamente, cosa meglio della montagna e delle sue salite e discese può simboleggiare la vita? Da leggere.
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