La Prussia è stata fino a oggi patrimonio di pochi. Un mondo del quale, dopo la seconda guerra mondiale, non è rimasta traccia sulla carta geopolitica d’Europa. L’urgenza di fare i conti con una esperienza che ha devastato, ma anche formato, la coscienza collettiva del nostro tempo ha comportato che si sia comunicata essenzialmente la dimensione politica della Prussia, una realtà ingombrante, giudicata, bollata, condannata, prima ancora che dagli uomini, dalla Storia. Eppure, la Prussia di Federico il Grande e di Theodor Fontane, di Schinkel e di Kant, di Moses Mendelssohn e di Menzel, la Prussia del xviii e del xix secolo, merita anche altre narrazioni, che raccontino un universo ricco di cultura, di pensiero, di arte – e non soltanto di esercito. La Prussia ha parlato, nei secoli, linguaggi plurimi; è stata luogo di vastissimi aggregati di sapere; centro propulsore di quella che, con sfumature sempre nuove, dal Settecento in avanti, è stata la modernità.)
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