L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Questo libro profuma d’antico e di buono. Di quel profumo e di quel sapore buono che hanno certe antiche storie, capaci di resistere all’urto dei tempi nuovi, e popolate da personaggi ai quali ci si affeziona tanto che dispiace doverli abbandonare, a libro chiuso. Un profumo che riporta a epoche e vicende tanto frettolosamente gettate nell’oblio, eppure decisive per comprendere un po’ di più e meglio chi siamo. La scrittura nitida del ticinese Alberto Nessi sa scovare e richiamare alla luce, con una peculiare grazia affabulatoria, un microcosmo avvincente di paesaggi, volti, storie, immagini.
La storia principale è quella di José (“Mi chiamo Giuseppe. Ma mia mamma mi chiama José”) Fontana, padre svizzero, ma commerciante in Portogallo, e madre lusitana, appartenente a una famiglia di librai. Nasce e trascorre i suoi primi anni di vita in Ticino: “Poche case, un campanile che trafigge il cielo e una grande piazza, difficile trovarlo sulla carta geografica. Cabbio. La gabbia che mi ha visto nascere. Il cappio che ora mi strangola”. Dopo aver perso il padre, si trasferisce a Le Locle (“Loculo, lo chiamavano i miei compaesani”), cuore pulsante dell’industria orologiera, con la madre e la sorella Gesualda, entrambe malate, di lì a poco si ritroverà solo. All’età di sedici anni, quindi, emigra definitivamente a Lisbona. Qui scopre il socialismo e partecipa attivamente al “sogno di una cosa”: dalla fondazione dell’associazione Fraternidade Operaria al sostegno e alla gestione dei primi scioperi, gli interventi orali e scritti, la gestione militante della storica libreria Bertrand.
Corrono via velocemente le centosettanta pagine di questo libro che ci descrivono un Ottocento denso di sogni messianici e di folgoranti utopie, attraversato da icone folgoranti: Bakunin e Baudelaire, Lafargue e Marx, Courbet e Proudhon. Ma l’esemplare parabola del XIX secolo e del protagonista di questo libro serve a fare i conti anche con l’universale, eterna offesa alla giustizia e alla solidarietà, sopraffatte dalla tragicità di quella storia che costringe “ad essere piedi quando invece si vorrebbe essere ali”, come dice la frase di un famoso amico del libraio Josè, il poeta portoghese Eça de Queiroz. Non sorprende dunque il contrappasso stridente con le cronache dal carcere americano di Abu Graib, gli anni Duemila, il detenuto “Incappucciato, colpito, insultato, pisciato addosso, denudato, minacciato con i cani, legato a fili elettrici alle dita, al pene, fotografato mentre loro ridevano…”.
Linnio Accorroni
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore