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scheda di De Federicis, L., L'Indice 1998, n. 2
L'italianista Giorgio Patrizi ha raccolto in questo volume il frutto di una sua riflessione, sviluppatasi nell'arco di vent'anni, su romanzo e antiromanzo. Si tratta di undici saggi, sparsamente pubblicati dal 1975 al 1995, qui distribuiti come capitoli di un libro unitario lungo una linea che passa dall'esempio di Pirandello al caso Gadda e al metodo di Calvino, e tocca in ultimo, con Pasolini Cacciatore Meneghello, le (così intitolate) "esperienze del limite". Il limite, appunto, o confine. Fra i modelli narrativi che, dentro lo svolgersi di una storia, tendono alla ricomposizione razionale del mondo; e le pulsioni dalle quali i modelli stessi vengono attraversati e scomposti: che sia "la sfera irrazionale degli umori e degli istinti" insorgente nell'universo letterario di Pasolini; o "l'ossessione eroica della ricerca di una parola" nella scrittura di Edoardo Cacciatore; o le due funzioni, di "critica e autocritica", che s'intrecciano al racconto memoriale di Meneghello. Nel saggio introduttivo, inedito, "La prosa del mondo e l'ordine del romanzo: su alcune teorie narrative del Novecento", ripassando le voci più rappresentative (Lukács, Bachtin, Ricoeur) della teorizzazione novecentesca sulla forma romanzo, Patrizi fornisce una chiave di lettura generale e mette in luce il filo conduttore del proprio pensiero. Un filo che lo porta ai bordi del sistema letterario, là dove il genere del romanzo, specie il romanzo novecentesco, si è caratterizzato per la prerogativa di disgregarsi, e insieme disgregare l'ordine fittizio delle visioni totalizzanti. Questi studi di Patrizi, adatti a lettori già scaltriti, aprono prospettive di ricerca in una doppia direzione: da un lato, verso la sistemazione storiografica del Novecento italiano considerato in certi suoi noti e particolari tratti; d'altro lato, verso la nostra contemporaneità e il rimescolamento attuale di codici e stili, e l'attuale appassionamento per un'idea di letteratura impura.
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