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Invitato dalla Lux Film a ripensare, tramite un articolo, una nuova edizione cinematografica dei Promessi Sposi, dopo il film di Camerini del 1941, Bassani, interessato a divulgare attraverso lo schermo la religiosità dello scrittore, estranea a quella di certi "cattivi cattolici", invia alla Lux Film lo scritto richiesto, intitolato Manzoni e il cinema. A Bassani il vecchio film di Camerini appare un'opera dignitosa, supportata da una buona sceneggiatura e da attori "scelti quasi sempre a proposito". E tuttavia il lavoro del bravo regista, condizionato dal fascismo al potere ancora alleato della Chiesa e che schematizza la vicenda d'amore di due contadini lombardi nel conflitto manicheo tra buoni e cattivi, lascia insoddisfatto Bassani, a causa di "quel sentore di parrocchia, quella patina clericale e provinciale così in disaccordo col cosmopolitico, settecentesco spirito manzoniano". Forse equivocando l'articolo dello scrittore, che a Camerini imputa di essere stato manchevole e poco spettacolare nella rappresentazione di alcune scene di massa, la Lux Film affida la riduzione dei Promessi Sposi a Bassani, che s'impegna nell'"esperimento", poi riscritto e travisato negli uffici della Casa cinematografica. "In fondo - scrive S.S.Nigro nell'introduzione al libro - per la Lux, nell'era democristiana, poteva ancora andare bene l'operazione di Camerini". In effetti, il clima conformista e intollerante dei primi anni '50, acuito dalle tensioni politiche e sociali nazionali e internazionali e la diffidenza del cattolicesimo intransigente, che non ammette nessun pluralismo al suo interno, contribuiscono a far naufragare il progetto cinematografico dello scrittore, che legge in maniera antidogmatica il romanzo di Manzoni ("La Provvidenza è, nella 'storia' di Bassani, una filatrice appena appena evocata e definitivamente dimenticata. Contano, nella 'storia', le responsabilità degli uomini"). Fanno di Bassani l'ennesima vittima dei tanti furori e pregiudizi ideologici che accompagnano il lungo inverno della guerra fredda.
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