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Quando sarai nel vento - Gianfranco Di Fiore - copertina
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Quando sarai nel vento

Descrizione


candidato al Premio Strega 2018

Quando sarai nel vento è una sinfonia in quattro movimenti in cui ogni motivo – esposto, sviluppato e ripreso – è un carotaggio delle infinite vibrazioni che agitano noi e il mondo; raramente all’unisono ma sempre in attesa della chiave che le doti di un ordine, di una cadenza che le restituisca all’armonia.

«Quando sarai nel vento è un romanzo che cita un mucchio di canzoni e che pare scritto da un regista, tra Wong Kar-wai e Kaurismaki. Scavare negli abissi e portarvi luce è il metodo dichiarato di Di Fiore.» - Angelo Carotenuto, Robinson - la Repubblica

«È un’opera letteraria straordinaria, che attraversa luoghi del mondo e della mente come solo la grandissima scrittura sa fare.» - Marcello Fois

«La lettura procede lungo un itinerario narrativo senza grumi, durante il quale ho ammirato la naturale attitudine nella stesura dei dialoghi ma, più in generale, la dedizione dell’autore alla parola come strumento privilegiato - a volte disperato - di comprensione del sé, attribuzione di un senso possibile a una vita che va per conto suo ma della quale, se proviamo a raccontarla, possiamo tentare una ricostruzione e diventarne, almeno in parte, autori; a tratti, finanche protagonisti.» - Diego De Silva

Abele ha lasciato il Cilento per studiare i venti sulle montagne abruzzesi. Da una stazione meteo in cui le strumentazioni adeguate sembrano non arrivare più, si stende un paesaggio quasi lunare, devastato dal sisma e spopolato tanto di individui quanto di umane speranze. Abele allora occupa il tempo guardando le pendici cangianti del Gran Sasso, auscultando con uno stetoscopio elettronico il brusio sommerso della Terra e scattando fotografie alla sua «mano guasta». Quando scende da quell’eremitaggio accademico, si divide tra la stanza in affitto dagli Hensel – una coppia di vecchi ebrei che usano la crudeltà come moneta di scambio col mondo –, qualche rave in cui l’ecstasy allontana e scolla il rapporto tra percezioni e realtà, e le ore trascorse a fantasticare di un film sul vento con Marlena, la desolata Beatrice che diventa a poco a poco la regina di quell’universo in attesa. A spezzare quella stagnante bonaccia – interiore ed esteriore – il passato che torna e la necessità di un viaggio che porterà Abele alla ricerca del padre tra l’Argentina, New York e Parigi. Un viaggio intrapreso con Marlena, sotto i cui passi esiste «solo il silenzio della grazia», ma ugualmente composto di solitudine e inerzia: il vento è ormai scomparso e, senza la sua spinta, l’umanità terrigna che accompagna le scoperte di Abele, l’odore acre degli incendi che devastano il Sud del Pianeta, le lotte di ecologisti in tuta bianca e maschera antigas che si ispirano a Walt Whitman, rimangono sospesi, avvolti da sonorità limpide e luci inflessibili, come tante istantanee in lotta contro tutto ciò che passa, si dissolve, si dimentica.
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Dettagli

2018
22 marzo 2018
508 p., Brossura
9788832970272

Voce della critica

Di Fiore, in cammino per smettere di aver paura

Si è lasciato alle spalle il Cilento, Abele, per studiare il vento sulle montagne abruzzesi, e grazie ai suoi quotidiani spostamenti tra la stazione meteo ed il paese dove vive, tocca con mano gli effetti devastanti e dolorosamente duraturi del sisma. Abele è il protagonista di Quando sarai nel vento (508 pagine, 18 euro) di Gianfranco Di Fiore, pubblicato da 66thand2nd.
L’Aquila – che senza averlo chiesto, assomiglia all’immaginario Spoon River o alla ben più reale Amburgo di Stig Dagerman – è in quei giorni una città in ginocchio, dove la vita normale non sembra più capace di ottenere una stabile residenza. Una città sfigurata, dove da tempo non si vede un bambino per strada, ma solo ruspe che brucano cemento e tondini, e che con tutti gli altri comuni del cratere è adesso alla ricerca del tempo necessario “per disseppellire la vita rimasta schiacciata dalle macerie”.

Ma è la miseria umana, quella che “scuote la Terra più di ogni altro terremoto” a rendere Abele prigioniero di una timidezza “densa e preoccupante”, dalla quale, con un lungo ed a tratti impervio Camino intrapreso con Marlena, decide di allontanarsi “per smettere di avere paura”, con in tasca il suo inseparabile pezzo di sapone dalla composizione davvero speciale. Si muove, allora, alla ricerca di un padre che non ha mai conosciuto, per realizzare con lui quella necessaria commessura, voluta con tutte le sue forze e, forse, in grado di offrirgli, finalmente, una visione del tutto inedita della sua esistenza.

Si muove, perché pensa “sia giunto il momento di provare ad avere un passato” e “ristabilire un contatto veritiero con il mondo”, lontano persino da quel cielo della sua terra, che non ha “alcun amore, alcuna amicizia, alcun patto di sangue” da offrirgli. Un’assenza che deve a tutti i costi mettersi alle spalle, per riappropriarsi, dice, “dei desideri da cui mi ero sempre allontanato per scelta”, verso quella “sensazione rara di sentirsi utili”.

Una cartolina lo porta in Argentina e, da qui, il suo viaggio continuerà poi, non sempre come vorrebbe, negli Stati Uniti, a Brooklyn ed, infine, a Parigi.
In Sudamerica, i contatti con le persone e gli oggetti, ma anche con tutto ciò che li circonda, gli regalano una vicinanza mai provata prima con una figura paterna ancora non del tutto chiara, mentre i versi di Whitman ispirano la lotta ecologista in una regione della Terra sempre più addentata a morte. Protesta che, seppur condivisa, gli offre (anche qui, di nuovo) tanti dubbi: “c’era del denaro nascosto tra i versi e la barba”.
Negli USA, l’infanzia del nonno Isaac, negata e violentata tra l’indifferenza di un’intera società, diventa “il punto di intersezione” tra il suo universo e quello di un padre non ancora ritrovato ma che – adesso ne ha le prove – sa che un giorno qualcuno lo cercherà.

Ma sono le persone care di oggi, di quel presente mai compreso del tutto, ad offrirgli altre tessere di un puzzle non ancora del tutto composto ed a condurlo nella capitale francese, ultima tappa prima del rientro a casa, di un viaggio grazie al quale Abele – magistralmente disegnato in copertina (complimenti, davvero) come unico “polo” non raggiunto da alcuna linea di collegamento con tutti gli altri soggetti – si riappropria della chiave di lettura del suo passato e può, davvero, ritenere possibile “una nuova vita nella testa”.

Romanzo certamente non facile e nemmeno breve, con una colonna sonora funambolica (mettere insieme i Sex Pistols e Alicia Keys non è forse da temerari?), Quando sarai nel vento di Gianfranco Di Fiore è sicuramente uno dei lavori più interessanti degli ultimi anni. Non a caso Marcello Fois lo ha, con merito, proposto, con parole molto lusinghiere, per lo “Strega”. Lo segnalo soprattutto ai lettori che non si chiedono soltanto “chissà come andrà a finire”.

Recensione di Camillo Scaduto

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Conosci l'autore

Gianfranco Di Fiore

1978, Agropoli, Campania

Gianfranco Di Fiore (Agropoli 1978) è nato in una famiglia di musicisti. Da sempre affascinato dalle «storie», ha lavorato nel mondo del cinema e della pubblicità, in Italia e all’estero, come sceneggiatore, regista e montatore, collaborando per anni con il Giffoni Film Festival. Dopo l’esordio nel 2011 con il romanzo La notte dei petali bianchi (Laurana Editore), ha pubblicato diversi racconti in varie antologie. Nel 2018 ha pubblicato il suo secondo romanzo, Quando sarai nel vento (66th and 2nd).

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