Oggi una grande possibilità di rinnovamento del metodo giuridico può venire dal diritto della crisi d’impresa, proprio perché esso impone il superamento della tradizionali categorie della dogmatica giuridica, elaborate sulla base della concorsualità e della responsabilità patrimoniale del debitore ex art. 2740 c.c. Si pensi per converso alla disciplina dello scioglimento dei contratti pendenti, oppure al pagamento integrale dei crediti anteriori nel corso del concordato preventivo, al trattamento dei creditori non aderenti nell’accordo di ristrutturazione. Queste questioni non sono evidentemente risolvibili attraverso una scienza giuridica puramente casistica, né attraverso un ragionamento per principi generali, che rischia di apparire uno schema vuoto, che serve, di volta in volta, a coprire le operazioni ideologicamente più disinvolte. Né con il solo ragionamento sulla base del bilanciamento degli interessi, che oggi aggiunge un appuntamento per oggi rischia solo di dissimulare i comportamenti più spregiudicati. Il problema è invece essenzialmente, come sempre, solo giuridico, nel faticoso tentativo di coniugare ed individuare il limite fino al quale determinati diritti di credito possono essere miseramente violati in nome della permanenza della conservazione dei valori aziendali. In questa temperie si inserisce lo sforzo profuso nella trattazione di questi dodici problemi che solo la quotidiana esperienza giuridica può porre nella loro gravità, rispetto ai quali l’intento degli autori non pare essere stato quello di risolvere tali questioni, né di fornire al lettore una panoramica giurisprudenziale o dottrinale, quanto di “fare il punto” su alcuni temi maturati in qualche fredda aula di tribunale, dove però con forza e vigore pulsa, sempre violenta, l’esperienza giuridica.
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