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Colpisce, nella raccolta di racconti Preparativi per la partenza, l'immediata sottolineatura della coincidenza tra il narratore e l'autore reale. Nel prologo, infatti, Ruffilli propone una sua mirata autobiografia, prima di tutto per instaurare un rapporto diretto con il lettore, e poi per giustificare il suo interesse per le vite altrui, soprattutto quelle "eccentriche sino alla stravaganza". Grazie ad esse, il narratore-autore riesce a delineare forme di sublimazione del disordine e della casualità: è proprio l'aspirazione all'assoluto a contraddistinguerle, ma in modi diversi, così da manifestare l'"infinita varietà dell'unità dinamica di ognuno".
Si potrebbe dunque affermare facilmente che Ruffilli abbandona la forma per lui consueta della poesia (una poesia, peraltro, mai disgiunta da un'attenta ricognizione autobiografico-esistenziale) per potersi esprimere attraverso una polifonia anziché attraverso una monodia: ma la costante presenza dell'io dell'autore ricorda che questi testi sono pur sempre governati da un "demiurgo", che ri-crea le storie modificandole sulla base della sua "immaginazione", intesa anche come forma di conoscenza, o meglio di intuizione di un ordine nascosto sotto la superficie della biologia.
I racconti sono costituiti da incontri lungamente cercati dall'io-narrante. I personaggi che vengono coinvolti sono privi di nome, perché è il loro destino a importare più dell'identità anagrafica. Le loro esistenze, spesso sconvolte da eventi traumatici o da scelte estreme, testimoniano più la scoperta di leggi comuni a tutto il genere umano, che non la parabola di un singolo individuo. Emblematico, in questa prospettiva, La chiave e il salto, testo di cui è protagonista un membro della corporazione dei Clavadistas, tuffatori che si lanciano nell'oceano dalla cima di uno strapiombo vicino ad Acapulco: la sfida alla morte non viene cercata per un'autoesaltazione vitalistica, ma per compiere un rito antichissimo di fecondazione della terra, che rientra nel ciclo necessario "del divenire e del morire per continuare a essere".
Molti degli incontri riguardano personaggi che hanno scoperto verità sul rapporto uomo-donna o, ancestralmente, maschio-femmina: dall'ermafrodita delle Due facce della luna alla spogliarellista di Schiava d'amore alla "Dama di Vermeer" esperta di sessualità della Questione capitale. Ben rappresentativi sono due racconti quali Il custode e Il lucchetto al cuore. Nel primo, un collezionista di conchiglie ne ricostruisce le ascendenze erotico-mitiche, mostrando in particolare il valore di "forziere della vita" della Ciprea, dalla forma carica di sensualità: come in altri testi, anche qui viene evocato il rapporto fra un presente in apparenza del tutto laicizzato e un passato per molti aspetti più vicino alla natura e alle sue regole profonde. Il lucchetto al cuore riguarda invece una donna che ha sperimentato il rapporto con l'altro sesso come una progressiva conquista di una certezza sulla sua natura, chiudendo ogni spiraglio alla passionalità autodistruttiva: la conclusione sembrerebbe quella di una radicale diversità tra il mondo maschile e quello femminile, ma essa va letta in rapporto ad altri e opposti esiti, come quello di Due di uno, uno fra i migliori racconti del volume, nel quale uno scrittore riesce a comprendere sino in fondo la propria arte quando si lega con forza alla moglie, che, da donna, sa aderire completamente al flusso vitale.
Preparativi per la partenza è insomma una raccolta organizzata coerentemente, quasi in un percorso. Dopo il prologo, infatti, si trova un racconto dal titolo Il mare ai monti, su un marinaio che si è ritirato in Svizzera a causa di un'apparizione mitico-fantastica che lo ha portato a cercare il mare in mezzo ai monti; nel racconto finale (Nell'atto di partire), invece, un altro marinaio si dichiara sempre pronto a ripartire, ad accettare il vuoto (nel senso positivo dato dai bonzi) per arrivare ai confini del proprio io. Fra queste due estremità si sviluppa il percorso che il narratore-autore compie e invita i suoi lettori a compiere con lui, per comprendere appunto quali sono i limiti dell'esistenza in sé, della vita che è nelle mani del singolo ma appare ulteriore e superiore a esso, a causa delle forze che trascendono la razionalità e il buon senso. Da questo punto di vista, i racconti di Ruffilli si potrebbero quasi considerare speculari rispetto a quelli proposti da Giuseppe Pontiggia nel suo Vite di uomini non illustri (Mondadori, 1993; cfr. "L'Indice", 1993, n. 11): lì, la biografia di personaggi "realistici" veniva interpretata attraverso i suoi eventi banali e apparentemente privi di significato, ma poi resi "tragici" proprio dal fatto di essere accaduti una volta per sempre; nella raccolta di Ruffilli, invece, la ricerca dell'inconsueto sembra l'espediente per non identificare il destino di un individuo con la somma delle vicende che gli accadono, ma anzi per dimostrare che le possibilità della vita (ovvero di quell'energia cosmica di cui parla esplicitamente il racconto-manifesto Cime di rapa) riguardano il genere umano e non solo i singoli.
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