«Giorgio Caproni non voleva "fregiarsi" della morte di PPP ma altre figure hanno scritto per lui: Roberto Galaverni le ha riunite, avversari inclusi. Fanno impressione la varietà e l’importanza degli interlocutori. Il fatto evidente è che Pasolini non è stato "solo" un poeta e con la sua esorbitanza si spiega l’eccezionalità del tributo pro e contro.» – Paolo Di Stefano, La Lettura - Il Corriere della Sera
Nessun poeta contemporaneo ha mosso le parole dei nostri poeti, nessuno è stato cantato in versi quanto Pier Paolo Pasolini. Omaggi, critiche, dialoghi, liti, derisioni, riconoscimenti, fedeltà, invettive, celebrazioni, anatemi: il "poeta delle Ceneri" ha costituito una fonte straordinariamente feconda d'ispirazione poetica. Ma dire la propria su Pasolini - e non fa differenza se per incensarlo o metterlo al muro - per molti ha significato e tuttora significa dire la propria anche sulla poesia in quanto tale, esplorare la tensione tra parole e cose, tra forma e vita, tra discorso e azione, tra il poeta (o il Poeta) e la poesia (o la Poesia). Poco meno di tutta la poesia italiana dal secondo dopoguerra a oggi - da Arbasino a Zanzotto - viene chiamata in causa da queste poesie e, tanto più, dal rapporto dei loro autori col poeta che è l'oggetto o il destinatario dei versi. Il che è un segno dell'assoluta centralità di Pasolini nelle vicende della nostra letteratura contemporanea, e una prova ulteriore, caso mai ce ne fosse bisogno, della sua dismisura. La maggior parte di queste poesie implica infatti un quadro di rapporti, diramazioni e intrecci - letterari, intellettuali, personali - non solo complesso ma vastissimo. Un po' come accade per Laura nel Canzoniere petrarchesco, anche le poesie che a Pasolini sono state dedicate si potrebbero dividere tra quelle in vita e quelle in morte del poeta. Si vedrebbe allora che le seconde sono più numerose delle prime, che queste ultime sono per lo più critiche (e in genere più rilevanti dal punto di vista degli argomenti poetici) e le altre il più delle volte partecipi, elogiative, e in qualche caso anche agiografiche. Eppure la questione non è così lineare, perché se il tema-Pasolini costituisce, in tutta l'estensione del termine, un tema-poesia, allora si vedrà anche che il discrimine segnato dalla morte, se in certi casi ha offuscato la vista e confuso le parole dei suoi mittenti poetici, in altri li ha aiutati a comprendere cosa fosse davvero in gioco nella sua ininterrotta belligeranza artistica ed esistenziale. Per questo gli omaggi in versi che gli sono stati tributati consistono in genere in una presa d'atto ch'è insieme un rendere atto, a Pasolini ovviamente, del suo tentativo di sovvertire le regole del gioco, d'impiegare la letteratura non come uno scudo ma come una spada, di aprire la porta per spingere la poesia al di là di se stessa, anche a costo di perderla. La maggioranza delle poesie di questa antologia testimonia anzitutto la gratitudine per questo suo impegno. E se nella sua vicenda si può riconoscere un significato anche sacrificale, questo sta tutto nel suo aver sacrificato la poesia e la letteratura (paradossalmente attraverso la poesia e letteratura stessa) in nome di qualcosa di diverso, la si chiami pure vita, o realtà, o magari poesia della vita, poesia della realtà. Non è un caso che chi gli ha dedicato i propri versi sia stato toccato, prima ancora che dalle sue idee particolari o dai singoli risultati espressivi, dal suo intendimento e dalla sua direzione, poetica o impoetica la si sia poi giudicata, ovvero dal suo nucleo estetico-poetico. Quello che i poeti hanno compreso e sentito più vicino è insomma ciò che Pasolini ha voluto 'fare'. Con tutte le sue buone riuscite e i suoi passi a vuoto, il Pasolini che esce da queste poesie è allora qualcuno che ha portato all'ordine del giorno quel che in fondo i poeti da sempre sanno, ma che, evidentemente, hanno bisogno di ripetersi sempre di nuovo: che al cospetto della realtà uno scrittore non può vivere col cuore in pace, dare per acquisiti il senso e l'efficacia dei suoi strumenti espressivi, trovare nella compiutezza estetica e formale la propria assoluzione. Questa tensione al fuori, questa spinta a disperdersi per ritrovarsi, è qualcosa di consustanziale alla poesia stessa, un elemento primario, basico, dell'arte poetica.