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Premi
1991 - David di Donatello - Miglior attore - Moretti Nanni
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La Prima Repubblica, quella che stava compiendo le ultime curve nel corso dei primi anni ’90, viene narrata da Daniele Lucchetti attraverso il passo lento e la voce roca di Nanni Moretti, nel ruolo del rampante Cesare Botero, il quale riuscì addirittura a vincere il David di Donatello strappandolo dalle mani del collega Silvio Orlando, qui per la prima volta nella parte di un professore idealista, al quale quattro anni dopo seguirà La Scuola, sempre agli ordini del regista Romano. Il Liuciano Sandulli di Orlando è difatti quanto di più appassionato e ben voluto dai propri allievi. Un innamorato della letteratura e dei poeti minori che solo per potersi permettere i lavori di manutenzione a una casa che sta cadendo in pezzi, e per poter finalmente creare una famiglia con Irene, impersonata da Angela Finocchiaro, si trova costretto a diventare prima il ghost writer di un giornalista caduto in disgrazia (Renato Carpentieri) e successivamente la voce dietro le quinte di un giovane e promettente ministro. Lucchetti riesce nell’intento di fare modificare a Luciano la propria visione piena d’ideali piegandosi a quelli di Cesare Botero, descritto come un uomo dedito alla famiglia e al lavoro. Apparentemente vittima di indagini scandalistiche costruite ad arte e molto attento a ciascun membro del suo staff, composto da tutti quegli archetipi professionali all’epoca necessari ma oggi, in un mondo che viaggia alla velocità di un click, inadatti a curare le PR di un uomo politico di successo. Sarà solo sulle ultime curve della pellicola, e con una presa di coscienza lenta ma che lo riporterà al punto di origine, che Luciano si ravvedrà. Forse è proprio in questo continuo cambiamento di opinioni che il film stenta nel rendersi credibile ma che va comunque apprezzato e visto, sia per ammirare un Moretti ieratico, ma anche per specchiarci in un’epoca non troppo dissimile dai giorni nostri.
Mi è piaciuto. Moretti recita alla perfezione il politico freddo, senza emozioni, senza dignità, senza alcuna nobiltà. Orlando è bravissimo nell'interpretare il sognatore che all'inizio è ingenuo e che guarda con curiosità questo nuovo mondo, quello della politica, e poi scopre che è marcio. Tremendamente marcio. Forse un pò di qualunquismo c'è, forse neppure poco, però il film è davvero ben fatto.
Recensioni
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